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E se al sinodo giocassimo un po'?

«Siate sempre gioiosi, non cessate mai di pregare, in ogni cosa rendete grazie, perché questa è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi». L’esortazione dell’apostolo Paolo (1 Tessalonicesi 5, 16:18), per una chiesa gioiosa e in preghiera, non trova sempre una corrispondenza nei nostri momenti liturgici e assembleari.

Don Lorenzo Milani, oggi

«Non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far le parti eguali fra disuguali», affermava con profonda convinzione don Lorenzo Milani, uno che il cardinale Florit definì «Egocentrico, pazzo, tipo orgoglioso e squilibrato», colui che accoglieva chi era «senza basi», chi era l’ultimo nella Scuola pubblica e veniva accolto come il primo della classe, perché «sembrava che la scuola fosse tutta solo per lui e finché non aveva capito, gli altri non andavano avanti».

Un calcio solidale

«La partita riprende», questo è lo slogan lanciato dall’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei) che ha donato alla frazione di Scai, la più popolosa di Amatrice – a poco meno di un anno dal sisma che ha colpito il centro Italia – un nuovo campo di calcetto e «un sorriso alle popolazioni terremotate».

Pro o contro: la lunga diatriba sulle immagini

Ogni tanto ritorna nell’ambiente mediatico e culturale del nostro Paese la definizione del protestantesimo come nemico di ogni forma di immagine o di arte sacra. Naturalmente la realtà è più complessa delle reazioni che la stretta attualità della distruzione della moschea di Mosul può suscitare. Nel corso del Sinodo delle chiese metodiste e valdesi del 2016, una serie di interviste di Radio Beckwith evangelica, al contempo riprese da Riforma.it, fecero il punto sui complessi rapporti tra arte e chiese della Riforma.

A proposito di migranti

Sarà una serata di festa, ma anche di condivisione e riflessione, quella che domani, giovedì 29 giugno, dalle 19,30 concluderà le attività di CO7, com’è chiamata la chiesa valdese di corso Principe Oddone a Torino. Un momento canonico della vita ecclesiastica, in cui ci si saluta prima della pausa estiva, ma anche un momento in cui s’incontreranno tre progetti sui migranti: uno spettacolo teatrale, corsi d’italiano, il programma di formazione «Città migranti».

Strage di Ustica. 37 anni senza verità

Una signora in carrozzella prima di salire sull’aereo confidava: «Morirò, sarà il mio ultimo volo». Una bambina aveva nello zaino la pagella della promozione da far vedere ai suoi. Un fisico nucleare tornava a Palermo dopo aver assistito alla laurea del fratello. C’erano anche loro dentro l’aereo di Ustica. Perché sono morti nel cielo alle ore 20,59 del 27 giugno 1980 quando il Dc9 dell’Itavia, volo IH870, è scomparso dagli schermi radar? Questa domanda, a trentasette anni di distanza, rimane senza risposta.

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