Nel mese dedicato al «Tempo del Creato» 2016 – iniziato lo scorso primo settembre (inizio dell’anno liturgico nella tradizione ortodossa) e che terminerà il quattro ottobre (festa di San Francesco d’Assisi) voluto nel 1989 dall’allora Patriarca ecumenico di Costantinopoli Dimitrios e poi adottato da tutte le chiese cristiane del modo – è arrivata due giorni fa la notizia dell’importante accordo sul clima tra la Cina e gli Stati Uniti, proprio in occasione del G20 ad Hangzhou.
L’accordo è stato sancito grazie alla firma delle due potenze mondiali alla proposta nata dalla Cop21 di Parigi del 2015, la Conferenza mondiale sul clima promossa dall’Onu.
Il presidente Barack Obama e Xi Jinping – leader dei due paesi che inquinano di più al mondo – hanno infatti sottoscritto il trattato che ha l’obiettivo di ridurre i gas serra e limitare il riscaldamento climatico globale e lo hanno fatto consegnando i rispettivi documenti al segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon. I due paesi si impegneranno a rispettare i passi necessari «per onorare» l’accordo di Parigi che fissa i punti per la riduzione delle emissioni responsabili dell’effetto serra per ogni singolo Paese.
Le chiese cristiane ecumenicamente celebrano ogni anno il «Tempo del creato» perché «la Creazione», ha ricordato il segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), pastore Olav Fikse Tveit: «É opera di Dio, ogni giorno».
Un’opera che la Commissione globalizzazione e ambiente (Glam), della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) onora sin dalla sua istituzione, dal febbraio 2001.
«La decisione presa da Stati Uniti e Cina – ha detto la coordinatrice della Glam, Antonella Visintin, a Riforma.it – è stata certamente condizionata dall’andamento delle quotazioni del petrolio e dal passaggio delle energie fossili a quelle rinnovabili, poi vi sono le elezioni negli Stati Uniti; ma credo che l’impegno congiunto di questi due Paesi sia davvero importante anche perché giunge in un momento particolarmente significativo: il “Tempo del Creato”, celebrato da tutte le chiese cristiane. Il processo di attuazione del protocollo tuttavia – ha ricordato ancora Visintin – sarà lento e dovrà comprendere anche una revisione seria nel modo di produrre merci e materiali; ad esempio attraverso una nuova modalità distributiva domanda/offerta grazie a criteri di vicinanza tra i mercati e le zone di scambio; un tema che da anni è sotto l’attenzione degli ambientalisti e più recentemente delle stesse imprese. Una direzione importante sembra essere stata sancita, tuttavia l’accordo delle due super potenze mondiali credo che potrà essere concreta solamente se si deciderà di intraprendere politiche vere, mirate e scelte forti. L’accordo prevede ad esempio di mantenere la temperatura globale sotto i due gradi entro il 2020; anzi, la Cop21 chiede di addirittura lo sforzo di riuscire a stare intorno all’1,5. Credo che ciò non sia realistico. Oggi le nazioni del mondo dovrebbero innanzitutto cercare di ottemperare, se davvero desiderano salvare il nostro pianeta, di dare seguito alle indicazioni contenute nei singoli articoli del protocollo, da subito. L’impegno delle chiese è costante – ha ricordato ancora Visintin – un impegno intrapreso già prima dell’accordo di Kyoto. Il Consiglio ecumenico delle chiese e la Rete cristiana europea per l’ambiente (Ecen); ed ancora l’enciclica Laudato sii, uscita poco prima della COP21, sono solo alcuni esempi di quanta attenzione si profonda da sempre. L’annuncio della firma tra Obama e Xi-Jinping è arrivato durante il “nostro” Tempo del Creato, un tempo che dal 1997 l’anno della seconda Assemblea ecumenica tenutasi a Graz, ha visto impegnarsi tutta l’ecumene cristiana, non solo un impegno che investe tutte le religioni. In Italia, ad esempio, la Commissione Globalizzazione e ambiente della Fcei – ha proseguito la sua coordinatrice – mantiene alta l’attenzione sul tema clima e quest’anno ha deciso di porre l su attenzione al tema del lavoro, correlato al clima e alla globalizzazione. Spesso ravvisiamo interventi di dominio piuttosto che di custodia per la salvaguardia del Creato e dei diritti. In questo modo – ha concluso Visintin – non si può certamente continuare».
Il testo nato dalla Cop21 infatti contiene un obiettivo molto ambizioso: la crescita della temperatura deve essere bloccata recita l’articolo 2 «ben al di sotto dei 2 gradi» rispetto all’era preindustriale e si deve fare tutto lo sforzo possibile per non superare 1,5 gradi. Inoltre i paesi industrializzati si sono impegnati ad alimentare un fondo annuo da 100 miliardi di dollari (a partire dal 2021, con un meccanismo di crescita programmata) per il trasferimento delle tecnologie pulite nei paesi non in grado di fare da soli il salto verso la green economy. L’articolo 3 prevede che i Paesi si impegnino a raggiungere il picco delle emissioni di gas serra il più presto possibile e proseguano con rapide riduzioni dopo quel momento per arrivare a un equilibrio tra le emissioni da attività umane e le rimozioni di gas serra nella seconda metà di questo secolo.