Anche gli evangelici russi contro la legge anti-terrorismo
L’approvazione definitiva da parte di Putin della cosiddetta «legge Yarovaya» limiterà fortemente anche le attività di culto e evangelizzazione
Il 24 giugno la Camera bassa (la Duma) ha votato con uno schiacciante 325 a 1 la cosiddetta «legge Yarovaya», dal nome della parlamentare che l’ha redatta, Irina Yarovaya di Russia Unita, il partito conservatore nazionalista del presidente Vladimir Putin. Yarovaya, capo del Comitato parlamentare per la sicurezza e la lotta alla corruzione, è nota per aver firmato una serie di leggi molto dure sulle manifestazioni e sulle organizzazioni non governative presenti nel paese.
Nonostante le proteste dell’opinione pubblica, mercoledì 29 giugno anche la Camera alta (il Consiglio della Federazione) ha confermato il voto della Duma. Ora spetta a Putin a mettere la firma conclusiva.
Anche gli evangelici russi si sono mobilitati contro la legge, facendo pressioni su Putin affinché non firmi la legge approvata dalle due Camere del parlamento russo, che limiterà fortemente le attività di evangelizzazione e di culto.
Nell’ambito della legge infatti sarà vietata qualunque attività di evangelizzazione che avvenga al di fuori di una chiesa o di un sito religioso – comprese le abitazioni private e on-line –, e coloro che violeranno la legge saranno multati, mentre gli stranieri espulsi.
I protestanti russi hanno indetto tre giorni di digiuno e preghiera. Sergej Rjachovskij, capo delle Chiese protestanti di Russia, ha scritto insieme ad altri leader evangelici a Putin esortandolo a non firmare la legge, dicendo che «La legge della Yarovaya viola i diritti umani e le libertà fondamentali in materia di libertà religiosa».
I leader della Chiesa affermano: «L’obbligo per ogni credente di avere un permesso speciale per diffondere le proprie convinzioni, così come distribuire letteratura religiosa e materiale al di fuori dei luoghi di culto, non solo è assurdo e offensivo, ma crea la base per dare il via ad una persecuzione di massa dei credenti che violeranno tali disposizioni».
«La storia sovietica ci mostra come molte persone di fedi diverse sono state perseguitate per aver diffuso la Parola di Dio. Questa legge ci riporta ad un passato vergognoso», prosegue la lettera.
Secondo il presidente di Mission Eurasia, Sergey Rakhuba, noto leader e evangelizzatore della Chiesa di Mosca, se la legge diverrà definitiva, le Chiese continueranno a svolgere le proprie attività clandestinamente.
Commentando la notizia al Baptist Press, Lloyd Harsch, professore di storia della chiesa presso il New Orleans Seminary, ha detto: «Dal momento della caduta del comunismo e della dissoluzione dell'Unione Sovietica, la Russia ha costantemente ristretto la sua apertura iniziale verso il cristianesimo evangelico». La legge Yarovaya è «un altro tentativo da parte di Vladimir Putin di rafforzare il suo potere mettendo a tacere tutte le voci critiche, con il pretesto di promuovere la sicurezza pubblica e la lotta al terrorismo. Ma tutto ciò che sfida la sua autorità può essere considerata attività terroristica».
Secondo Harsch, la legge in esame non farebbe altro che favorire la Chiesa ortodossa russa a scapito degli evangelici. «Le restrizioni proposte sono giustificate come necessarie per contrastare il terrorismo e preservare la pace, ma gettano una rete molto più ampia che include tutte le voci critiche del governo e ogni attività religiosa al di fuori della Chiesa ortodossa russa».
Tanya Lokshina, direttrice del programma per la Russia di Human Rights Watch, sul Guardian ha definito la legge un attacco alla libertà di espressione, alla libertà di coscienza e al diritto alla privacy che dà all’applicazione della legge «irragionevolmente ampi poteri», alludendo alla possibilità che la nuova legislazione possa creare i presupposti per un più ampio controllo/bavaglio sui cittadini e rafforzare l’autoritarismo di Putin.