Nuovo Padre Nostro, primi passi in Svizzera
15 novembre 2017
Un’adesione senza entusiasmo alla nuova versione della preghiera da parte delle chiese riformate del cantone del Vaud
L’organo deliberativo della Chiesa riformata del cantone di Vaud in Svizzera ha accettato di rimpiazzare “non indurci in tentazione” con “non lasciarci cadere in tentazione”. L’ecumenismo ha prevalso sulla teologia.
«Tutto il mio credo teologico si rivolta contro questa scelta, ma vi invito ad accettarlo per puro pragmatismo» ha riassunto senza giri di parole il pastore Florence Clerc Aegerter davanti al Sinodo riunito il 3 e il 4 novembre alla sala del Gran Consiglio di Losanna, i cui delegati sono stati chiamati anche ad esprimersi anche su importante modifica della più nota preghiera presenta nel testo biblico.
L’avvio del processo è stato dato dalla Conferenza episcopale cattolica di Francia e il dibattito si è fatto subito vivace, anche fra le nostre chiese in Italia, come avevamo già raccontato da queste colonne tramite un articolo del professore della facoltà valdese di teologia Erik Noffke.
«I teologi sono divisi sulla modifica che pare più ammiccare allo spirito dei tempi presenti che rendere giustizia al testo biblico originario» ha continuato il pastore, che tuttavia ha incoraggiato i delegati ad accettare il cambiamento in nome delle importanti celebrazioni comuni che cattolici e protestanti si trovano a vivere insieme, dai culti ecumenici ai matrimoni misti.
«Bisogna per forza dire le stesse parole per pregare insieme?» si chiede il pastore Frederic Keller che contraroa all’emendamento, ha ricordato come le differenze siano fonte di ricchezza all’interno del dialogo ecumenico. Di più, in questo periodo di giubileo della riforma rinunciare ad affrontare le difficoltà del testo biblico è contrario ai valori protestanti. «Facciamo il contrario di un lavoro pastorale nel voler snaturare il testo, che invece va spiegato ai fedeli».
Il voto finale rende chiare le divisioni sul tema: l’emendamento passa con 36 voti a favore, 25 contrari e 5 astenuti. La commissione d’esame aveva proposto che la decisione sinodale fosse soggetta alla necessità di una risposta identica da parte delle altre chiese riformate della Svizzera romanda, al fine di impedire che i protestanti del Vaud adottassero un testo che li poneva più vicini al mondo cattolico che a quello riformato. Appello che non è stato fatto proprio dal Sinodo, date le difficoltà tecniche che tale scelta comporterebbe.
In Svizzera alla disputa teologica si aggiunge da parte protestante il malcontento per la decisione che la Confereza dei vescovi cattolica ha preso sul tema lo scorso giugno, approvando le modifiche così come proposto dai “colleghi” francesi, senza però avviare un dibattito in seno al cristianesimo svizzero, aspetto che i vertici della Federazione protestante non hanno tardato a rimarcare.
A seguito delle polemiche i vertici svizzeri della Chiesa cattolica hanno scelto di rinviare alla Pasqua del 2018 l’entrata in vigore del nuovo testo, in maniera ale da consentire anche alle varie denominazioni protestanti di discutere al proprio interno. Come abbiamo visto il dibattito è aperto.