1986 – 2023 ed è ancora allarme nucleare…
26 aprile 2023
Il 26 aprile del 1986 (trentasette anni fa) il disastro nucleare di Černobyl che scosse il mondo intero
Il 26 aprile del 1986 il disastro nucleare a Černobyl. A causa di gravi errori del personale e del comportamento irresponsabile dei dirigenti, mentre si effettuava un test di sicurezza si fonde il nocciolo del reattore numero 4, che esplode disperdendo nell’aria materiale radioattivo. Dall’esplosione si leva una nube tossica che sorvola gran parte dell’Europa.
Le conseguenze per la popolazione sono pesanti e dureranno per anni. «L’impatto di Černobyl è stato devastante. Il bilancio ufficiale delle vittime fu di 31 morti, che includeva vigili del fuoco e personale dell’impianto. Tuttavia, considerati gli effetti a lungo termine delle radiazioni, compreso l’aumento dei tumori della tiroide in tutta Europa, si stima che oltre mezzo milione di persone siano morte a causa di Černobyl. Non sapremo mai il numero ufficiale, perché l’Unione Sovietica ha mentito», ricordava Daniel Kuberk nel 2021 sulla rivista Segni dei Tempi australiana, articolo ripeso da Riforma.
«Quando è stata annunciata la serie televisiva Černobyl della rete Hbo – si legge, infatti –, le mie orecchie si sono drizzate. I cinque episodi mostrano, in dettagli minuziosi e raccapriccianti, gli eventi orribili accaduti al propulsore sovietico. La serie è diventata la più votata di tutti i tempi. Ma il suo obiettivo non è raccontare il disastro; è descrivere il prezzo delle bugie.
Perché Černobyl è esplosa?
È la domanda che uno dei massimi scienziati nucleari russi, Valery Legasov, aveva in mente quando fu inviato a Černobyl subito dopo il disastro. Incaricato di fermare l’incendio del reattore, gli fu detto che vi era stato un livello di radiazioni di 3,6 rontgen, l’equivalente di circa 400 radiografie toraciche. Successivamente venne appurato che i responsabili avevano dato questa cifra perché i dosimetri avevano raggiunto quel numero massimo degli strumenti, e quindi era quanto l’Unione Sovietica aveva accettato. In realtà, le radiazioni raggiunsero i 15.000 rontgen. Come Legasov iniziò a scoprire, l’Urss credeva che, ignorandolo, il problema sarebbe semplicemente svanito. La popolazione della vicina città di Pripyat non aveva idea di cosa fosse successo e fu esposta a livelli estremamente elevati di radiazioni. Invece di essere evacuati immediatamente, passò più di un giorno prima che gli abitanti ricevessero l’ordine di lasciare tutti i loro effetti personali e abbandonare la città per sempre. E poi c’erano tutte le bugie che i sovietici dicevano a se stessi sul reattore stesso. La centrale produceva elettricità attraverso la fissione nucleare» (Leggi l’articolo completo cliccando qui ).
Nel mentre, sabato 22 e domenica 23 aprile è stata effettuata la prova dei sistemi di preallarme e allarme della centrale nucleare di Caorso. A comunicarlo è stata la Sogin. «Tale attività – si legge nella comunicazione - prevede l’attivazione del suono continuo e bitonale delle sirene per alcune decine di secondi in diversi momenti della giornata. Questa prova avviene periodicamente e rientra nel programma per le attività di verifica delle apparecchiature della centrale nucleare piacentina».
Un mese fa è scattata l’allerta sullo stato delle centrali nucleari oltralpe.
La società energetica francese, Edf, ( si legge su Quifinanza.it ) «ha individuato 320 saldature ritenute a rischio di cedimento negli impianti di produzione di energia atomica, e intende avviare verifiche che entro la fine dell’anno dovrebbero raggiungere il 90% degli impianti. L’Authority nazionale per la Sicurezza Nucleare francese (Asn) è stata avvisata sul tema dopo la recente scoperta di una grave crepa nel reattore Penly 1, nel dipartimento della Seine-Maritime (Normandia) che ha costretto le autorità a spegnere la centrale». Al contempo, ricordava un mese fa Repubblica.it , «Russia e Ucraina stanno intensificando la propria presenza militare nel sud dell’Ucraina, e vi è motivo di credere che i combattimenti potrebbero presto inasprirsi. A dirlo è stato il direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica delle Nazioni Unite, Rafael Mariano Grossi, dopo aver attraversato la linea del fronte presidiata dalle forze ucraine per ispezionare la centrale nucleare di Zaporizhzhia, caduta nelle mani dei russi».
Per rincarare la dose in tema di nucleare, solo ieri, Dmitry Medvedev, attuale vice capo del Consiglio di Sicurezza nazionale russo, ha ribadito che gli avversari della Russia «non devono sottostimare» la possibilità di un uso di armi nucleari da parte di Mosca e che questa «non esiterà» ad utilizzarle, «se fossero necessarie».
«La Russia - ha aggiunto Medvedev, citato dalla Tass e riportato dall’Ansa - in Ucraina sta combattendo “con l’intera Nato” e “tutto dev’essere fatto per la vittoria”. Medvedev ha fatto capire che Mosca potrebbe anche usare le armi nucleari per prima. Riferendosi infatti alla dottrina nucleare dello Stato, l'ex presidente ha sottolineato che essa prevede chiaramente che “le armi nucleari possono essere usate se la Russia si trova di fronte ad un atto di aggressione con l'uso di altri tipi di armi che minacci l'esistenza dello Stato”».
Paolo Griseri su La Stampa, infine, nel suo «Viaggio tra gli operai del nucleare», ricorda che «sotto il Morandi progettano l’atomo» e che gli ingegneri di Ansaldo ribadiscono: «In Italia potremmo costruire 4 centrali, meglio che usare il gas».
Trentasette anni fa il mondo impaurito, si fermò.
«Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti» (Mt 5, 44s).