In piazza contro la guerra
27 febbraio 2023
Francesco Vignarca, coordinatore delle campagne di Rete Pace e Disarmo racconta la genesi delle manifestazioni per la pace in Ucraina e chiede una conferenza di pace per una sicurezza globale condivisa
Nell’ambito della piattaforma Europe for Peace si tengono in questi gioni decine di manifestazioni in tutta Europa, per contestare la guerra in Ucraina ad un anno dall’invasione di larga scala avviata dalla Russia un anno fa.
In questa intervista con Francesco Vignarca, Coordinatore delle campagne di Rete Pace e Disarmo, raccontiamo l’origine di questa iniziativa a livello europeo, che non vuole soltanto condannare la guerra scatenata dal Cremlino, ma la logica globale che vede la guerra come strumento di politica internazionale: per questo si contesta anche la risposta occidentale a questo conflitto, che sta fornendo armi all’Ucraina e non si sta impegnando a sufficienza per raggiungere un cessate il fuoco e un accordo di pace.
Nela chiacchierata analizziamo anche la specificità del pacifismo in Italia, dove, sebbene la scarsa copertura sui media (oppure una copertura distorta) si è dimostrato in questi mesi più vivace che altrove, forse perché già da tempo era attiva una rete coordinata di organizzazioni pacifiste, a differenza di altre zone, ipotizza Vignarca.
Ma la riflessione deve andare oltre al singolo conflitto ucraino. Intanto perché di guerre sanguinose ce ne sono, purtroppo, molte altre, in zone del mondo più lontane dai nostri sguardi. Ma anche perché questo conflitto sta alimentando una corsa agli armamenti che era già in accelerazione da anni, e che ora trova ulteriore giustificazione, così come gli investimenti nella tecnologia militare. Nella guerra in corso potrebbero già esserci i semi delle guerre del futuro.
Ma quale alternativa offre il pacifismo? Un’alternativa molto concreta, ribadisce Vignarca, a partire dall’istituzione di una conferenza di pace per una sicurezza globale condivisa, che privilegi la lotta al cambiamento climatico, alla fame, alle disuguaglianze. «Col 10% della spesa militare investita negli ultimi 20 anni, noi avremmo raggiunto gli obiettivi di sviluppo sostenibile: accesso all’acqua per tutti, accesso alla sanità per tutti, all’istruzione, e zero fame. Questo porta la pace».
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