Le chiese denunciano il blocco in corso in Armenia
21 dicembre 2022
La chiusura da parte dell'Azerbaigian del corridoio che consnete l'afflusso di gas in Nagorno-Karabah, in pieno inverno, rischia di creare una nuova emergenza umanitaria
Il Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec) e la Conferenza delle Chiese europee (Kek), in una lettera congiunta inviata il 19 dicembre al responsabile della politica estera dell'Unione europea Josep Borrell, hanno denunciato il blocco da parte dell'Azerbaigian della regione di etnia armena di Artsakh/Nagorno-Karabakh, «come una violazione dell'accordo tripartito che ha posto fine alla guerra di sei settimane del 2020, del diritto internazionale umanitario, dei diritti umani e dei più fondamentali principi morali».
«Con le sue azioni che ostacolano il corridoio umanitario di Lachin e tagliando temporaneamente le forniture di gas alla regione proprio all'inizio dell'inverno, l'Azerbaigian sta deliberatamente creando un'emergenza umanitaria per i 120.000 residenti di etnia armena», si legge nella lettera, firmata dal Segretario generale della Kek, Jørgen Skov Sørensen, e dal Segretario generale ad interim del Cec, padre Ioan Sauca.
«Questo segue un chiaro modello di comportamento da parte dell'Azerbaigian che contraddice qualsiasi pretesa di buona volontà e responsabilità umanitaria da parte sua», si legge nella lettera. «I crescenti attacchi azeri al territorio armeno sovrano hanno spinto il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a convocare una riunione di emergenza il 15 settembre 2022».
La lettera rileva anche le crescenti prove di gravi violazioni dei diritti umani contro gli armeni da parte delle forze militari e di sicurezza dell'Azerbaigian.
«Le responsabilità per tali crimini e violazioni non sono state perseguite», si legge nella lettera. «In queste circostanze, i timori degli armeni di un nuovo genocidio contro di loro non possono essere ignorati e il blocco dell'Artsakh/Nagorno-Karabakh è un contesto in cui tali timori sono notevolmente e comprensibilmente esacerbati».
La lettera esorta l'UE a perseguire tutte le iniziative diplomatiche possibili per assicurare che l'Azerbaigian riapra il corridoio di Lachin e fornisca adeguate garanzie che rimanga aperto. «Inoltre, vi chiediamo di fare tutto il possibile per garantire l'estensione del mandato dell'attuale missione di monitoraggio dell'UE al confine tra Armenia e Azerbaigian per includere il corridoio di Lachin, al fine di fornire un monitoraggio civile indipendente della situazione lungo il corridoio», conclude la lettera.