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Restituire dignità alla migrazione: il monito delle chiese europee

di Celi

Presentata il 29 novembre scorso, presso la sede della Chiesa Evangelica Tedesca (Ekd) a Bruxelles la “Parola Comune” delle Chiese sulle migrazioni

Presentata il 29 novembre scorso, presso la sede della Chiesa Evangelica Tedesca (Ekd) a Bruxelles la “Parola Comune” delle Chiese sulle migrazioni. Frutto di un intenso lavoro congiunto, iniziato nell’estate 2018, tra la Commissione per le migrazioni della Conferenza episcopale tedesca e la Camera per le migrazioni e l’integrazione dell’Ekd – in consultazione con l’Associazione delle Chiese cristiane in Germania (Ack) – hanno formato un gruppo di lavoro ecumenico per preparare una nuova parola delle Chiese sulla migrazione.

“Restituire dignità alla migrazione”, questo il titolo del documento comune presentato congiuntamente dall’Ekd, la Commissione per le migrazioni della Conferenza episcopale tedesca e della Ccme (Commissione delle Chiese per i Migranti in Europa).

 

Un documento discusso con i rappresentanti del Parlamento e della Commissione europei, delle Chiese e della società civile, interviene nel pieno del dibattito politico europeo sul “patto sulla migrazione e l’asilo” dell’UE. 

All’iniziativa, infatti, hanno partecipato anche le europarlamentari Tineke Strik (Verdi/Alleanza libera europea) e Lena Düpont (Partito popolare europeo), il rappresentante della Commissione europea Franz Lamplmaier (Direzione generale Migrazione e affari interni), il rev. dott. Jack McDonald (Diocesi anglicane in Europa) e Abriel Schieffelers (Eurodiaconia), oltre al dottor Alexander Kalbarczyk (direttore esecutivo della Commissione per le migrazioni della Conferenza episcopale tedesca) e al dottor Torsten Moritz (segretario generale della CCME).

«La migrazione non deve essere percepita come una minaccia, ma come un compito comune», si legge nel comunicato stampa diffuso nelle scorse ore.

 

Il presidente della Commissione per le migrazioni e rappresentante speciale per le questioni relative ai rifugiati della Conferenza episcopale tedesca, l’arcivescovo Dr. Stefan Heße (Amburgo), ha sottolineato in particolare alcuni principi guida etico-sociali: «Importanti punti di partenza … sono due intuizioni bibliche: la convinzione che Dio ha creato tutte le persone con pari dignità e il comandamento di amare non solo il prossimo ma anche lo straniero. Il disprezzo per la dignità umana e la negazione della protezione di fronte a un grave pericolo non possono essere giustificati da alcun limite. Se guardiamo alla situazione disperata dei rifugiati nel Mediterraneo, al confine con la Bielorussia o nei Balcani, questo principio ha un chiaro significato politico». 

Per il rappresentante cattolico «la pari dignità deve includere, a lungo termine, un’opzione realistica di partecipazione paritaria alla comunità politica». 

Ed un monito ai Paesi di più recente coinvolgimento nelle migrazioni: «dovrebbero impegnarsi attivamente per una cultura della naturalizzazione evitando di caricare le crisi e i conflitti attuali, oltre ai problemi globali irrisolti sulle spalle di rifugiati e migranti». 

Il sistema europeo, alla luce della mancanza di solidarietà tra gli Stati membri dell’UE, e il parallelo impegno di Chiese e ONG sul tema, al centro di due tavole rotonde per il raggiungimento di una politica migratoria umana. 

La direttrice della sede di Bruxelles dell’Ekd, l’Oberkirchenrätin Katrin Hatzinger, ha ricordato infatti le continue difficoltà nel raggiungere una posizione unitaria sulle questioni relative ai rifugiati a livello europeo. Allo stesso tempo, l’accoglienza generosa e non burocratica dei rifugiati ucraini ha dimostrato che, se c’è la volontà politica, è possibile trovare soluzioni praticabili. 

 

Ora, ha sottolineato Hatzinger, è politicamente giunto il momento di passare «dall’agire in modalità di emergenza a un meccanismo di solidarietà equilibrato e sostenibile ed un’equa condivisione delle responsabilità». 

Il richiamo, non troppo velato, all’attuale controversia tra Italia e Francia sullo sbarco delle persone soccorse in mare. 

È stato infatti sottolineato che gli Stati membri dell’UE «devono finalmente rendersi conto che solo attraverso l’unità, la solidarietà, il rispetto delle regole internazionali e dei diritti umani si possono vincere le sfide poste dalla migrazione nel lungo periodo».

Con una decisa critica verso i nuovi tentativi di alcuni Stati membri di regolamentare il soccorso marittimo privato, esprimendo la preoccupazione che tali regole contribuiscano ad ostacolare questo importante impegno. 

Hatzinger ha inoltre apprezzato il sostegno finanziario del governo tedesco all’alleanza ecclesiale di salvataggio in mare United4Rescue: «Questo è un grande riconoscimento per l’impegno dei soccorritori in mare, ma anche un appello a riprendere il salvataggio in mare da parte dello Stato».

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