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Il clima cambia ma nulla cambia

Il Consiglio ecumenico delle chiese apprezza la decisione della Cop27 di sostenere le comunità vulnerabili dal punto di vista climatico, ma solleva preoccupazioni sullo scarso impegno teso limitare le emissioni

«Come già evidenziato in occasione dell’11a Assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) a Karlsruhe, in Germania, l’amore di Cristo ci chiama a una profonda solidarietà, ricerca di giustizia, per coloro che più soffrono per via dell’emergenza climatica», ha affermato la vice segretaria generale del Cec, Isabel Apawo Phiri; «pertanto, come chiese, accogliamo con favore la decisione della Cop27 di compensare e di sostenere le comunità maggiormente colpite dal cambiamento climatico».

La 27a Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc) conclusasi il 20 novembre scorso a Sharm El Sheikh, ha infatti dato vita a un fondo per le perdite e i danni causati dai disastri climatici. 

«Sebbene non sia chiaro da dove proverranno i soldi - afferma il Cec -, è stato preso un impegno importante, quello di istituire un fondo a sostegno finanziario delle comunità più vulnerabili. Iniziativa in vista anche della prossima Cop, che si terrà a Dubai nel 2023».

L’istituzione di un fondo per i danni climatici era infatti tra le richieste del Comitato esecutivo del Cec in occasione della Cop27. Il Cec, tuttavia, chiede «un impegno più ambizioso con azioni più efficaci, specialmente da parte dei paesi che hanno le maggiori responsabilità in tema di cambiamento climatico, ma anche le maggiori capacità finanziarie e tecnologiche per invertire rapidamente il tasso di emissioni di gas serra».

La scienza dice che «le emissioni raggiungeranno il loro picco entro il 2025. Questa Cop, non ha fatto abbastanza. Soprattutto in tema di mitigazione», ha concluso Phiri. 

 

 

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