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Cop27, riparare i danni del clima

Occorre affrontare il problema in ottica intergenerazionale: la presenza della campagna ecumenica giovanile Climate Yes

Il 20 novembre, la 27a Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop27), svoltasi nella città egiziana di Sharm el-Sheikh, si è conclusa a seguito di numerose interruzioni e posticipazione della plenaria, tenutasi alle 3.00 (ora egiziana).

Una delle vittorie di questa Cop è la creazione del Fondo per le perdite e danni (Loss and Damage), importante punto di svolta, inserendo per la prima volta la questione nell’agenda ufficiale. Che cosa sono “le perdite e i danni”? Non esiste una definizione concordata nell’ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc), tuttavia possono essere intesi come gli impatti negativi dei cambiamenti climatici che si verificano nonostante, o in assenza, di strategie di mitigazione e adattamento (dott.ssa Adelle Thomas, autrice principale del rapporto Ipcc 2022).

Da quasi tre decenni i Paesi in via di sviluppo chiedono assistenza finanziaria per le perdite e i danni, cioè per salvare e ricostruire le infrastrutture fisiche e sociali devastate da fenomeni meteorologici estremi. Il raggiungimento di un accordo su un fondo è una pietra miliare, ma ora deve essere istituito e finanziato e non c’è ancora un accordo sulle modalità e sulla provenienza dei fondi. Quello che si sa è che dovrà essere operativo entro la Cop28 con il supporto di un Comitato di transizione composto a maggioranza (14 su 24) da membri dei paesi del Sud globale. Il Comitato avrà l’incarico di impostare il lavoro per creare una tassonomia di perdite e danni compensabili. 

Si aggiunge quindi un terzo pilastro all’Accordo di Parigi, oltre a mitigazione e adattamento, e tra le “sfide” conseguenti a perdite e danni cui rispondere collettivamente vengono inserite le migrazioni.

Tra i punti salienti del Piano di implementazione di questa Cop, che ha il mandato di attuare l’Accordo di Parigi e il Patto per il clima di Glasgow, c’è la finanza climatica, uno degli obiettivi che purtroppo non sono stati raggiunti, anche se la Cop riconosce la necessità di una trasformazione del sistema finanziario globale, rivolgendosi in particolare alle istituzioni finanziarie internazionali chiamate a «riformare le loro pratiche e priorità».

Per quanto riguarda gli impegni nazionali (Ndc), nonostante questa fosse una Cop per l’implementazione, solo 33 paesi su quasi 200 hanno presentato gli aggiornamenti dei loro Ndc.

Nel documento finale si è parlato anche dell’inclusione dei giovani, che in questa Cop hanno avuto un padiglione dedicato, e un grande lavoro è stato fatto dal primo delegato giovanile della presidenza della Cop, figura inedita finora, Omnia el Omrani. Un grande passo verso il dialogo intergenerazionale, che tra l’altro è uno dei pilastri dell’accordo di Parigi e dell’Unfccc nel suo complesso.

Oltre ai giovani della constituency giovanile delle Nazioni Unite è importante sottolineare la presenza di diversi attivisti di Climate Yes (Climate Youth Ecumenical Summit, movimento mondiale nato sulla scia della Cop27, con l’obiettivo è fornire soluzioni globali partendo dalle realtà locali), appartenenti a diverse organizzazioni, quali Green Anglicans, Federazione luterana mondiale, Christian Aid, Tearfund, All Africa Conference of Churches ed Act Alliance, i quali hanno fatto un enorme lavoro in Egitto, così come le diverse denominazioni religiose, soprattutto nel stimolare e promuovere lo spirito di advocacy e di riflessione nella lotta per la giustizia climatica.

L’11 novembre, Climate Yes ha ospitato un evento sul «dialogo intergenerazionale», necessario nell’allocazione delle risorse finanziarie per garantire trasparenza e senso di responsabilità.

Come team di giovani europei per il clima, in queste settimane abbiamo preparato delle risorse, preghiere e azioni, da intraprendere durante la Cop e oltre, e la guida Come salvare il pianeta, con consigli e suggerimenti su come affrontare la questione del cambiamento climatico nelle chiese.

In conclusione, la Cop27 segna un piccolo passo verso la giustizia climatica, ma è necessario molto di più per il pianeta. Sicuramente la creazione del fondo per le perdite e danni getta le basi per un nuovo metodo di solidarietà tra chi ha bisogno e chi è in grado di aiutare. 

Riprendendo gli Accordi di Parigi, la Cop27 ha mantenuto vivo l’obiettivo di 1,5° C, purtroppo, però, non ha portato all’impegno dei principali emettitori mondiali di ridurre gradualmente i combustibili fossili, né a nuovi impegni sulla mitigazione del clima.

La decisione finale della Cop27 non è delle più soddisfacenti e a tratti appare molto generalista e per nulla ambiziosa.

 

Foto di UNclimatechange

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