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L'otto per mille valdese sostiene il progetto Intersos per garantire protezione e istruzione ai bambini in Libia

Quattro unità mobili di intervento a Tripoli e a Sabha per fornire accoglienza protetta, sostegno psicosociale, servizi educativi formali e integrativi

 

Raggiungere i minori vulnerabili in aree di difficile accesso e forte carenza di servizi, garantendo a bambine e bambini protezione e possibilità d’istruzione,  tutelandone l’integrità fisica e psicologica. È questo l’obiettivo delle quattro unità mobili messe in campo dall’organizzazione umanitaria italiana INTERSOS in Libia, nell’ambito di un progetto supportato anche dai finanziamenti dell’Otto per Mille delle Chiese Valdesi e Metodiste.
 
«Abbiamo voluto dare il nostro supporto a questo progetto, spiega Manuela Vinay, responsabile Ufficio Otto per Mille Valdese, perché rientra pienamente nei criteri in base ai quali valutiamo le iniziative da sostenere: in un approccio integrato, infatti, il progetto mette al centro le persone bisognose di sostegno, ossia i ragazzi tra i sei e i 18 anni, facendosi carico dei percorsi individuali e sensibilizzandoli sui temi della violenza di genere e della salute riproduttiva rivolte a donne e ragazze adolescenti».
 
Il progetto Intersos prevede l’organizzazione di squadre mobili di intervento, che lavorano in sinergia con le attività dei centri “Baity” (in arabo: “casa mia”) di Tripoli e Sabha (nella parte centro-meridionale del Paese): spazi sicuri che garantiscono ai minori accoglienza protetta, sostegno psicosociale, servizi educativi formali e educazione non formale e integrativa.
 
«A undici anni dall’inizio del conflitto, aggiunge Salvo Maraventano, vice direttore regionale East and Central Africa di Intersos, la Libia è ancora in una situazione di instabilità e di pesante crisi umanitaria. In questo contesto, l’accesso all’istruzione è un problema grave: basti pensare che, fino alla metà del 2021, la chiusura delle scuole ha interessato 1,3 milioni di bambini. Nel 2021, sono stati 160 mila i minori e 5.600 gli insegnanti che hanno avuto necessità di assistenza educativa. A soffrire maggiormente sono le famiglie dei migranti e dei rifugiati, quasi la metà delle quali, tra quelle con figli in età scolare, non possono mandare i ragazzi a scuola per ragioni economiche, barriere linguistiche, mancanza di documenti».
 
«Tra i nostri valori, conclude Manuela Vinay, l’istruzione e la cultura occupano da sempre un posto fondamentale, sia simbolico sia dal punto di vista effettivo, perché le consideriamo strumenti essenziali per una vita spirituale piena. È quindi con grande entusiasmo che abbiamo accolto la possibilità di sostenere un progetto finalizzato a favorire la scolarizzazione di tanti bambini e ragazzi costretti a vivere in condizioni così problematiche».

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