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Parole offensive

Le parole contano… per questo è necessario cambiare la narrativa su migranti e rifugiati

Illegale. Terrorista. Criminali. Invasione.

«Queste, sono solo alcune tra le parole più comuni e utilizzate nei titoli di giornali e format informativi, dunque messe nell’apertura alle notizie su migranti e rifugiati», a denunciarlo è l’Associazione mondiale per la comunicazione cristiana (Wacc).

A lanciare il medesimo allarme in Italia è l’Associazione Carta di Roma, che vede nel direttivo e tra i fondatori la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei).

«In tutta Europa e nel mondo gli sfollati devono affrontare grandi sfide per fuggire da guerre e persecuzioni, cercare sicurezza al di fuori delle loro terre d’origine e costruirsi una nuova vita. Una copertura mediatica squilibrata - ricorda la Wacc -, o parziale, crea nuovi problemi lasciando le persone già vulnerabili di fronte a stereotipi negativi e discorsi pubblici ostili». 

I social media, sono ricchi di retorica anti-migranti e di incitamento all’odio, un fenomeno che alimenta persino la violenza nel mondo reale.

Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, «nel 2019 ci sono stati quasi 80 milioni di sfollati forzati in tutto il mondo, con meno di 110.000 reinsediamenti. La pandemia ha limitato drasticamente la circolazione delle persone a livello globale, con almeno 100 paesi che hanno chiuso i propri confini, anche ai richiedenti asilo». 

In tema di copertura mediatica per i rifugiati e migranti, prosegue la Wacc, sono cinque le questioni principali da tener saldamente presenti:

- I migranti e i rifugiati sono spesso invisibili, soprattutto questo dato è emerso quando la copertura mediatica della pandemia ha dominato le notizie globali. 

- Le loro storie non sono condivise, le loro voci sono escluse allontanandoli così consapevolezza pubblica, anche se il numero dei rifugiati continua a crescere.

- Rifugiati e migranti spesso non sono citati o autorizzati a parlare da soli (autorappresentarsi) e le donne sono ampiamente sottorappresentate.

- Il pregiudizio dei media si evidenzia qiunado questi sono descritti come persone che «rubano» risorse e posti di lavoro, offrendo poco o niente in cambio.

- Migranti e rifugiati sono scarsamente rappresentati sia nei giornali sia nelle redazioni. 

«È necessaria dunque - si legge ancora - una maggiore pluralità all’interno del giornalismo professionale, sia nella copertura delle questioni relative ai rifugiati e alla migrazione che oltre. Le fake news e la disinformazione e l’incitamento all’odio oggi più che in passato si diffondono facilmente, soprattutto sui social media».

 

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