Per la pace tra Armenia e Azerbaigian
20 settembre 2022
Dopo una settimana di scontri, la diplomazia al lavoro per costruire una pace più duratura e stabile. E si contano i morti. Tra i due Paesi è in corso una tregua raggiunta dopo i 44 giorni di guerra sospesi nel novembre 2020
La Conferenza delle Chiese europee (Kek) ha espresso «profonda preoccupazione per il rinnovato conflitto tra Armenia e Azerbaigian» innescato il 12 settembre scorso. La Kek, come si legge in un comunicato diramato pochi giorni fa, «segue da vicino gli sviluppi e ha esortato l’Unione europea ad adottare le misure necessarie per ripristinare la pace».
La Kek ha chiesto all’Ue di «evitare un’ulteriore escalation e ristabilire un cessate il fuoco per andare verso una pace duratura, nell’interesse delle persone, dei diritti umani e delle libertà necessari per la prosperità di tutte le comunità etniche e religiose che vivono nella regione», si legge nella lettera della Kek a Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, vicepresidente della Commissione europea.
La Kek ha anche invitato l’Unione europea a «coinvolgere e incoraggiare le comunità religiose in entrambi i paesi a sviluppare un dialogo interreligioso e interculturale più forte tra loro, costruendo programmi di finanziamento di sostegno nel quadro della cooperazione del partenariato orientale dell’UE».
«È fondamentale coinvolgere le comunità religiose nel processo abilitante di una ricerca inclusiva per una riconciliazione duratura, poiché possono portare messaggi di speranza, fede e amore quando affrontano le cause profonde delle ostilità rinnovate e precedenti», si legge nel testo.
Il 13 settembre il Kek e il Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec) hanno lanciato un appello congiunto per chiedere la fine delle ostilità tra le forze azere e armene e sollecitare il dialogo.
E solo pochi giorni fa, l’11a Assemblea del Consiglio ecumenico delle Chiese, riunita a Karlsruhe, ha espresso «preoccupazione per la situazione irrisolta a seguito della guerra del Nagorno-Karabakh del 2020» e ha chiesto, tra l’altro, «un dialogo significativo per una soluzione giusta e pacifica di questo conflitto nel quadro dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa Minsk Group», come si legge nel messaggio congiunto.
«Esortiamo il gruppo di Minsk dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa e tutti i membri della comunità internazionale a incoraggiare, sostenere e facilitare un dialogo significativo per una pace giusta e sostenibile nella regione», si legge nel messaggio congiunto.
Intanto ieri la Presidente della Camera degli Stati Uniti Nancy Pelosi ha condannato i recenti attacchi «illegali» dell’Azerbaigian contro l’Armenia, dove si trova in visita dopo gli scontri al confine avvenuti questa settimana tra Baku ed Erevan.
«Condanniamo fermamente questi attacchi, a nome del Congresso (degli Stati Uniti)», ha detto Pelosi in una conferenza stampa dalla capitale armena, accusando l’Azerbaigian di aver dato il via alle violenze che hanno causato più di 200 morti e minacciano, ha detto, «la prospettiva di un accordo di pace tanto necessario».