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Medici senza frontiere chiede un'evacuazione «urgente» dei migranti più vulnerabili bloccati in Libia

Un rapporto pubblicato in questi giorni mostra ancora una volta le drammatiche condizioni in cui sopravvivono migliaia e migliaia di persone nello Stato nord africano

I Paesi occidentali devono evacuare le persone migranti più vulnerabili bloccati in Libia «con urgenza», ha dichiarato l'Ong francese Medici senza frontiere (Msf) in un rapporto pubblicato lunedì 20 giugno, proponendo l'apertura di nuovi «corridoi umanitari». Le poche vie di uscita legali istituite dall'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) e dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) sono troppo «restrittive e lente», afferma Jérôme Tubiana, autore del rapporto.

«In Libia, la stragrande maggioranza degli esuli è vittima di detenzioni arbitrarie, torture e violenze, anche sessuali. Le loro possibilità di protezione fisica e legale sono estremamente limitate e fragili. Di conseguenza, la rotta migratoria, molto spesso mortale, attraverso il Mar Mediterraneo è a volte la loro unica via di fuga», denuncia l'Ong, la cui pubblicazione coincide con la Giornata mondiale del rifugiato.

Msf chiede quindi di generalizzare il meccanismo messo in atto con l'Italia, dove «è già stato aperto un corridoio umanitario che consente l'uscita di un certo numero di persone in situazione di grande vulnerabilità. Questo tipo di meccanismo dovrebbe essere duplicato», ha dichiarato una delle poche Ong che lavorano con i migranti in Libia, chiedendo «un'azione urgente» per accelerare la loro evacuazione.

«Le organizzazioni non tengono conto dei criteri di vulnerabilità dei migranti. Il sistema è totalmente inadatto a coloro che sono più a rischio e che cercano di attraversare il mare per fuggire», ha dichiarato ancora Tubiana, riferendosi al sistema di registrazione dei migranti, gestito principalmente dall'Unhcr e che prende in considerazione solo nove nazionalità.

Delle 40.000 persone presenti nelle liste dell'Unhcr, solo 1.662 hanno potuto lasciare la Libia nel 2021 grazie ai cosiddetti programmi di «reinsediamento». Inoltre, 3.000 persone hanno beneficiato del programma di «rimpatrio volontario» dell'Oim, cioè il ritorno alla propria terra d’origine. «Alcuni dei primi ad essere elencati nel 2017 sono ancora lì», ha detto Tubiana. Il rapporto stima in 600.000 il numero di esuli in Libia.

L'Ong medica insiste anche sul fatto che gli Stati dell'Unione Europea dovrebbero interrompere il loro sostegno politico o finanziario al sistema di rimpatrio forzato in Libia quando i migranti vengono intercettati in mare. 

Foto da Medici Senza Frontiere

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