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Sparatoria nella scuola texana: il futuro spezzato

Occorre un cambiamento culturale, e non solo legislativo, per porre fine alla sequenza di violenze armate negli Stati Uniti

Come si fa a commentare, o anche soltanto a dire qualcosa di intelligente, di fronte a una tragedia come quella di Uvalde, in Texas?

Come si fa a esprimere un’opinione sul fatto che un diciottenne possa imbracciare un fucile d’assalto, entrare una scuola elementare, sparare oltre cento colpi e fare una carneficina di diciannove bambini e due maestre?

Come si fa a immaginare che una manciata di giorni dopo la strage, la potente lobby delle armi negli Stati Uniti, la National Rifle Association, possa inaugurare la 151esima edizione della sua kermesse a Houston, accogliendo fra gli ospiti Donald Trump e fra i visitatori un enorme numero di bambini in gita, accompagnati dai loro genitori a vedere e a provare, come se si andasse a Disneyland, gli ultimi modelli di quelle armi che solo nel 2020 hanno causato oltre diecimila morti di giovani, un numero superiore alle vittime degli incidenti stradali.

Come si fa a non sentire un cortocircuito della ragione di fronte a una sorta di patologia di quelle in cui il corpo viene attaccato dal suo stesso sistema immunitario? Come si fa, semplicemente, a sopportare questa sequenza di orrore: quella della morte e del sangue versato in una scuola e poi quello dello spregio di quel sangue innocente? In quale modo riescono ancora a dormire i lobbysti della National Rifle Association? I Senatori che difendono quel potere? Gli ultras del Secondo emendamento, quello che tutela il diritto degli americani di possedere armi e, in qualche modo, di poterle acquistare più facilmente di un medicinale? 

«L’America ama il Secondo emendamento più di quanto ami i suoi figli» ha detto Gary Younge, autore del libro Un altro giorno di morte in America (Add, 2018). Già. Un altro giorno di morte in America. E poi un altro. E un altro ancora.

Pochi minuti di follia per scrivere la condanna a morte di diciannove bambini, spazzare via in un istante centinaia di anni di vite che erano dentro a quei diciannove piccoli corpi. Diciannove vite in potenza: che cosa sarebbero diventate? Vite di scienza, di poesia, di imprenditori, politici, sportivi di successo o, semplicemente, padri e madri di chissà quante altre vite? Non lo sapremo mai e non lo sapranno mai i loro genitori, devastati dal dolore più senza senso e innaturale che esista.

Sappiamo soltanto ciò che non potrà essere e sappiamo di un effetto domino innescato da questa inaudita violenza tutto rappresentato dal cuore che si spacca di Joe, il marito di Irma Garcia una delle due maestre uccise. Un cuore che si spacca, letteralmente: due giorni dopo la scomparsa della moglie Irma se ne va anche Joe, per il crepacuore. E i quattro figli di Irma e Joe non saranno morti in aula, come quei bambini ad Uvalde, ma hanno visto la loro vita capovolgersi e un dolore del tutto gratuito devastare la propria esistenza per sempre.

Tutto questo in nome del Secondo emendamento? Tutto questo per tutelare i produttori di armi? Per difendere il potere di lobbysti e Senatori? Ci sono tanti punti interrogativi in questa riflessione, ma un’unica certezza: chi guarda le cose succedere e non agisce per cambiarle forse non sarà “il problema”, ma certamente è parte del problema. 

E i colpevoli vanno cercati tanto fra gli attori quanto fra gli spettatori.

 

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