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Gli evangelici chiedono la pace in Kazakistan

In un appello congiunto l’Alleanza evangelica mondiale e l’Alleanza evangelica dell’Asia centrale hanno espresso grave preoccupazione per gli attuali disordini politici e sociali nel paese

Decine di manifestanti sono stati uccisi durante gli scontri violenti che si sono verificati in Kazakistan nei primi giorni del 2022, e che sono stati innescati dal brusco aumento del prezzo del carburante.

Gli edifici pubblici sono stati saccheggiati e circa 2.000 persone sono state arrestate per ordine del Ministero dell’Interno. Karim Masimov, ex capo della sicurezza nazionale, è stato arrestato giovedì scorso con l’accusa di alto tradimento.

La mattina del 5 gennaio, il presidente kazako Kassym-Zhomart Tokayev ha sciolto il governo e ha assunto l’incarico di presidente del Consiglio di sicurezza della Repubblica che ha tenuto la sua prima riunione nella notte del 6 gennaio. Durante l’incontro Tokayev ha definito la situazione in Kazakistan “un attentato all’integrità dello stato” e ha affermato di aver chiesto assistenza all’Organizzazione del Trattato di sicurezza collettiva (CSTO) «per superare la minaccia terroristica».

L’Alleanza evangelica mondiale (WEA) e l’Alleanza evangelica dell’Asia centrale (CEAE) hanno lanciato un appello congiunto per la pace in cui esortano i funzionari del governo ad adottare le misure necessarie a ridurre l’escalation dei disordini.

La dichiarazione – firmata dal segretario generale della WEA, il vescovo Dr Thomas Schirrmacher, e dal segretario generale della CAEA, rev. Peter Kremeruk – chiede l’immediata cessazione della violenza e l’avvio di un processo di dialogo.

«In tutto il mondo ci sono molte sfide originate dall’impatto del Covid-19 sull’economia che hanno portato a tensioni all’interno di molte nazioni», si legge. «Tuttavia, esortiamo i funzionari del governo in Kazakistan a ridurre l’escalation dei disordini sociali ed esortiamo i cittadini del Kazakistan a esprimere pacificamente le loro proteste. Chiediamo specificamente a tutte le persone coinvolte nel conflitto di impegnarsi in un processo di dialogo, lavorando per una pace e una riconciliazione durature e una risoluzione delle questioni di fondo. In questo momento assicuriamo al popolo kazako le nostre sincere preghiere».

Intanto anche i rappresentanti delle due principali religioni del Paese hanno fatto sentire la loro voce: Il Mufti Supremo del Kazakistan Nauryzbai Kazhy (i musulmani rappresentano circa il 70% della popolazione) ha ricordato che 30 anni fa il Kazakistan ha raggiunto l'indipendenza ed è dovere di ogni cittadino preservarla. Ha sottolineato che è impossibile vivere senza pace e tranquillità e che tutti i kazaki hanno bisogno di unità e pace. «Che Allah dia unità e solidarietà al popolo kazako», ha detto in conclusione.

A sua volta il metropolita ortodosso di Astana e del Kazakistan Alexander ( gli ortodossi sono circa il 24% della popolazione) in un discorso ha fatto appello «a tutti i decisori: fermate il confronto ostile e avviate negoziati reali per stabilire pace e giustizia. Non ci possono essere vincitori in un conflitto intestino, non ci possono essere guadagni politici più preziosi della vita delle persone. Il benessere del nostro Kazakistan e il posto del nostro paese nel mondo moderno sono oggi nelle nostre mani. Invito tutti i credenti della Chiesa ortodossa a pregare intensamente per la pace e la prevenzione di qualsiasi conflitto civile nella nostra terra».

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