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Briançon, è di nuovo emergenza per le persone migranti

Oltre 200 persone abbandonate nell'indifferenza delle istituzioni politiche e soccorse grazie al grande sforzo dei volontari. L'inverno è alle porte, i flussi non si sono mai fermati, la vergogna è sempre lì

Domenica 24 ottobre, l'associazione Refuges Solidaires ha deciso di chiudere le porte del nuovo luogo di accoglienza per persone in transito a causa del sovraffollamento. Sebbene inizialmente il rifugio fosse previsto per ospitare 80 persone, domenica ne erano presenti più di 200. Gli arrivi sono in aumento dalla primavera e il supporto è fornito solo da volontari. Questo gran numero di persone minaccia la sicurezza e l'accoglienza dignitosa delle persone.

Siamo a Briançon, appena oltre il confine italiano di Claviere, alta valle di Susa, lungo una delle tratte percorse dalle persone migranti nel loro transito verso altre nazioni europee.

Da anni raccontiamo da un lato dell’atteggiamento di estrema chiusura da parte delle forze di polizia transfrontaliere e delle autorità politiche francesi che non hanno mai affrontato in maniera sistematica il tema, e dall’altro diamo voce ai tantissimi volontari che si sono organizzati per tentare di offrire un minimo di dignitoso sostegno a chi giunge fin quassù fra le Alpi dopo un viaggio di migliaia e migliaia di chilometri.

Le vicende sono oramai così tante da poterne riempire pagine e pagine di racconti: dai processi a carico dei cosiddetti solidali, i volontari di cui sopra, accusati di favorire l’immigrazione clandestina per poi venire pressoché sempre scagionati da ogni rilievo in nome del più alto, per ora, concetto di solidarietà, alle manifestazioni delle associazioni di estrema destra, che con reticolati e battute di caccia allo straniero fra i boschi hanno tentato invano di mutare la sensibilità degli abitanti di queste terre, la cui vocazione all’accoglienza fa il pari con quanto sentiamo provenire da luoghi differenti, siano essi Lampedusa o Riace o i mille altri esempi positivi di questi anni.

Da anni era attivo un luogo di ristoro in centro alla cittadina di Briançon, completamente autogestito dai bénévoles, i volontari delle varie realtà associative e informali locali, luogo che la nuova amministrazione comunale ha voluto chiudere con motivazioni igienico sanitarie giustificate in qualche maniera dall’emergenza sanitaria mondiale in corso. La grande rete solidale ha portato all’acquisizione di un locale alle porte della città, ristrutturato a tempo di record, aperto da alcuni mesi e inaugurato ufficialmente appena il giorno prima di questa domenica, cioè sabato 23 ottobre. Ma come abbiamo visto subito chiuso polemicamente oltre che per ragioni di sicurezza, per mandare un segnale forte a tutte le istituzioni che ignorano il grande flusso di persone che continua a arrivare dopo aver attraversato pericolosi valichi alpini.

Per questo il rifugio, all'indomani della sua inaugurazione, ha deciso di sospendere temporaneamente e simbolicamente la sua attività per sfidare le autorità: Prefettura, Comune e Stato. «Noi, cittadini e associazioni di solidarietà del Briançonnais, si legge in una nota resa pubblica ieri 25 ottobre-  chiediamo l'implementazione di ulteriori soluzioni di alloggio di emergenza il prima possibile affinché il rifugio possa nuovamente accogliere gli esuli in buone condizioni».

Volontari ed esuli hanno occupato la stazione ferroviaria di Briançon in cui si sono spostati per protesta e per garantire un tetto, seppur al freddo, alle centinaia di persone presenti. L’eccezionale rete locale di aiuto ha garantito un pasto caldo e coperte per tutte e tutti, nell’indifferenza delle istituzioni. «Il sindaco di Briançon Arnaud Murgia ha condannato la nostra azione – si legge ancora-. La Prefettura non ha formulato alcuna risposta ed è arrivata addirittura a vietare alla Croce Rossa di effettuare test Covid-19 per buona parte della giornata per gli esuli, il che impedisce loro di recarsi a Grenoble o a Parigi in treno. Anche gli sportelli della rete ferroviaria sono rimasti chiusi tutto il giorno impedendo di fatto l’acquisto di biglietti».

Intanto nella notte fra lunedì e oggi martedì 26 la chiesa cattolica ha aperto le proprie porte. Su iniziativa del curato locale e del vescovo di Gap e Embrun Xavier Malle le circa 200 persone hanno trovato rifugio temporaneo nella chiesa di Santa Caterina, in centro alla cittadina, meta come gli altri paesi del circondario, francesi e italiani, del turismo della neve che presto inizierà nuovamente a portare qui turisti da ogni parte del mondo, in una surreale sovrapposizione di chi frequenta queste montagne per diletto e chi ne testa la drammaticità nel tentativo di disegnarsi un avvenire differente da quello cui è stato costretto a fuggire.

Il vescovo Malle ha fatto appello alle istituzioni pubbliche perché si assumano senza indugi la gestione di un fenomeno che non cesserà soltanto perché negato contro ogni evidenza.

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