Chiese protestanti in Europa e Coronavirus
14 ottobre 2021
Una consultazione a Roma promossa dalla Comunione di chiese protestanti in Europa in collaborazione con la Comunione mondiale di chiese riformate e la Chiesa evangelica riformata in Svizzera
Nel fine settimana dall’ 8 al 10 ottobre si è tenuto a Roma un incontro organizzato dalla Comunione di chiese protestanti in Europa, dalla Comunione mondiale di chiese riformate e dalla Chiesa evangelica riformata in Svizzera dal titolo “Che cosa possiamo imparare dal Coronavirus? Sfide teologiche ed etiche per chiese che convivono con la pandemia da Covid-19”. Vi hanno partecipato poco più di una ventina di rappresentanti di diverse chiese protestanti europee e una rappresentante della Chiesa luterana libanese. L’incontro ha fatto seguito a una consultazione avvenuta on-line nello scorso mese di marzo dal titolo “Essere chiesa insieme nella pandemia”.
La prima impressione, al termine di questa piacevole esperienza di incontro in presenza dopo così tanto tempo, è che la pandemia abbia fatto sorgere molte domande che interpellano a fondo le chiese sul loro compito e il loro ruolo nella società.
Questo è risultato evidente fin da un primo giro di racconti di esperienze dai vari paesi su come le chiese hanno reagito all’insorgere della pandemia. Tutte le chiese hanno, da un lato, fatto il massimo sforzo per mantenere legami e contatti con i loro membri di chiesa durante i lockdown, ma si sono anche dovute confrontare con le grosse questioni che hanno interrogato tutta la società; per esempio, in Lettonia le chiese hanno dovuto misurarsi anche con la questione della corretta informazione riguardo al virus e ai vaccini e in Germania ci si chiede se sia corretto pagare il tampone alle persone che non sono vaccinate per favorire la loro partecipazione alle attività della chiesa. Ricorrente poi la domanda se le chiese debbano ufficialmente prendere posizione e raccomandare il vaccino ai loro fedeli.
Questioni teologiche e questioni etico-sociali si sono dunque strettamente intrecciate e le due relazioni del sabato hanno focalizzato l’attenzione su questi due ambiti: Christophe Chalamet, professore all’università di Ginevra, ha parlato dell’impatto teologico della pandemia trattando il tema «La nozione di Dio e la sua relazione con la natura», sollevando il grosso nodo della “(onni)potenza” di Dio; Martina Wasserloos, presidente della Comunione mondiale di chiese riformate, sotto il titolo «Nuova normalità», ha toccato le conseguenze a lungo termine e le sfide che la pandemia ha posto alla nostra società. Molto stimolante il termine “nuova normalità”, che ci interroga su che cosa fosse la “vecchia” normalità, cioè quello che consideravamo tale prima della pandemia. Se da un lato è chiaro che si tratta della possibilità di uscire, incontrarsi e riunirsi senza timori, d’altro lato una pandemia non può non farci riflettere su altri temi globali come i cambiamenti climatici o su quello della democrazia e della libertà. Mentre eravamo riuniti nella chiesa metodista di Ponte Sant’Angelo, a discutere su queste cose, poco distante avvenivano gli scontri con la polizia e l’aggressione alla sede della CGIL da parte dei manifestanti “No pass”…
Il prof. Chalamet ha menzionato alcune interpretazioni religiose errate della pandemia, come quella di chi ha visto nel virus una punizione di Dio o quella di chi ha pensato che “Dio ci protegge” e quindi si possono evitare le precauzioni raccomandate. Tra le domande che ha lasciato al lavoro di gruppo, quella centrale chiedeva se osiamo ancora parlare della potenza di Dio. La discussione nel gruppo ha sottolineato che la potenza di Dio di cui le chiese possono e vogliono parlare è la potenza che si rivela nella debolezza, la potenza dell’amore di Dio rivelata nella croce.
L’ultima parte dell’incontro ha voluto gettare lo sguardo oltre i confini europei. È intervenuta Linda Macktaby, predicatrice della Chiesa luterana libanese, psicologa e direttrice di due scuole protestanti, una delle quali ospita bambini che hanno subito abusi in famiglia, che ci ha descritto la drammatica situazione economica e sociale libanese, dove l’inflazione fa aumentare i prezzi continuamente ed è quindi difficile procurarsi i beni essenziali; inoltre, manca spesso l’elettricità e la situazione sanitaria è drammatica: mancano medici, ospedali e l’ossigeno per i malati di Covid.
Con questo sguardo oltre la realtà europea si è concluso l’incontro, ma non certo la riflessione delle chiese sul proprio compito nel mondo durante e (quando sarà finita) dopo la pandemia.
Tratto da chiesavaldese.org