Cooperare per contrastare il covid
31 agosto 2021
Il segretario generale ad interim del Consiglio ecumenico delle chiese Ioan Sauca ha ribadito quanto il Covid abbia mostrato la nostra vulnerabilità e il nostro destino condiviso come un’unica umanità
Ieri, 30 agosto, il segretario generale ad interim del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) Ioan Sauca, con un discorso programmatico rivolto a tutte le Nazioni, ha ricordato quanto siano necessari sforzi ulteriori per sostenere il dialogo e la cooperazione internazionale per contrastare la pandemia di Covid-19.
L’occasione, una conferenza al The Foundation Dialogue for Peace moderata dall’ex primo ministro norvegese, Kjell Magne Bondevik.
Insieme ai rappresentanti del Cec, erano presenti quelli della Muslim World League e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
I partecipanti hanno condiviso esperienze legate al tema della pandemia. Tra gli ospiti: ministri, ambasciatori, politici e operatori di associazioni per la pace.
Il segretario Sauca, nell’occasione, ha anche ricevuto il premio Bridge Builder Award, per la capacità di saper costruire ponti e per l’impegno dedicato alla cooperazione interreligiosa nell’interesse della comune pace.
Tra i premiati (e relatori dell’incontro) anche Muhammad Bin Abulkarim Al-Issa, il segretario generale della Muslim World League, Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (premiato lo scorso anno) e Jagan Chapagain, segretario generale della Federazione internazionale delle società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa.
«La pandemia ci unisce mentre il virus e le sue varianti dilagano. Oggi, dunque, è necessario mettere in atto un ulteriore sforzo per contrastare il virus; un compito che definirei dirimente: quello di vaccinare, di proteggere e di aiutare tutta la popolazione mondiale, soprattutto la parte di società più vulnerabile», ha affermato Sauca, augurandosi che, «tale sforzo non metta mai alla prova il coraggio delle chiese e la loro forza d’animo!»
Sauca ha poi offerto un breve riassunto di come il Cec -organismo mondiale di chiese cristiane con oltre 550 milioni di membri -, sia riuscito in questi anni a rispondere alle urgenze imposte dalla pandemia approfittando delle nuove tecnologie: «Dato che i viaggi e le conferenze del personale erano state messe improvvisamente fuori questione, l’efficienza del Cec è passata, filtrata, attraverso il rapido sviluppo di mezzi di comunicazione, grazie ai quali si è potuto condividere tutto, anche la fratellanza tra le chiese; riferire sulle iniziative messe in campo per contrastare il Covid; mostrare le buone pratiche e gli esempi concreti d’azione e come le comunità di fede siano riuscite ad adattarsi elle necessità imposte», ha affermato.
Anche l’identità del Cec, «comunità unita nella preghiera e nel servizio», si legge ancora sul sito dell’organizzazione ecumenica, «si è resa più visibile attraverso la pubblicazione di preghiere mattutine quotidiane e di testi di preghiera settimanali forniti dai membri della comunità», ha spiegato Sauca.
«Piccoli esempi di responsabilità – come individui e come chiese – e di esperienze condivise e che da sempre risiedono nella nostra capacità di essere comunità resilienti, capaci di adattarsi e trasformarsi, soddisfacendo i bisogni concreti di tutti».
Un invito, dunque, quello di Sauca, a contribuire in modo multilaterale e interdisciplinare ad alleviare nel mondo la tragedia della pandemia, ha concluso Sauca.
«La nostra identità, ossia quella di essere una comunità cristiana mondiale, ci permette di affrontare questa crisi sia nella sua dimensione culturale, sia spirituale; di rompere le barriere imposte dalla tragedia in corso, di costruire nuovi ponti, di lavorare in relazioni continua tra le parti chiamate in causa».