Uruguay, dalla parte degli ultimi
09 giugno 2021
Non arrivano i vaccini, il virus colpisce duramente la struttura per disabili El Sarandí. Ora si apre un caso giudiziario. A colloquio con Alma Malan, direttrice dell’opera della Chiesa valdese
L’accusa è molto grave: violazione dei diritti umani. Stiamo parlando di Uruguay, in particolare dell’Hogar Sarandí di Colonia Valdense, dove i genitori degli ospiti della struttura della Iglesia Valdense si sono mossi contro lo Stato, accusandolo di questa grave mancanza. Ma andiamo con ordine.
Il Sarandí è una struttura unica nel suo genere in tutto il paese sudamericano, riconosciuta e apprezzata per l’importante lavoro che svolge con i suoi ospiti. Ospiti che sono persone con disabilità di diverse gravità (per alcuni aspetti ricorda da vicino “L’Uliveto” di Luserna San Giovanni nella Città metropolitana di Torino, struttura gestita dalla Diaconia valdese) e che hanno un’età compresa fra i 17 e gli 87 anni. Immerso nel contesto rurale attorno al centro di Colonia Valdense nel dipartimento di Colonia del Sacramento, ospita 43 persone (più un centro diurno) e occupa lavorativamente circa 65 persone. «Per noi il 2020 è trascorso relativamente tranquillo – ci spiega Alma Malan, direttrice del centro – e con le giuste contromisure abbiamo superato le prime ondate della pandemia che ha colpito pesantemente anche questa parte di mondo. A gennaio di quest’anno poi, dopo un periodo di vacanze molto tranquillo, si è iniziato a parlare di vaccini. Ma da subito c’è stata poca chiarezza da parte del Governo al riguardo della campagna di vaccinazione».
Una mancanza grave perché una struttura come El Sarandí ospita persone fragili e vulnerabili, al pari di altre strutture come quelle dedicate alle persone anziane o a quelle per persone con problemi psichiatrici. «Abbiamo partecipato a una sorta di censimento a inizio gennaio – continua Malan –, promosso dal ministero della Salute, che è servito a creare le varie fasce vaccinali: noi in un primo momento siamo stati inseriti assieme alle strutture per anziani, anch’esse molto fragili e pesantemente toccate da questa pandemia. Il problema è sopraggiunto poi al momento della vaccinazione vera e propria: sono stata contattata dall’équipe che stava effettuando i vaccini all’Hogar para Ancianos, sempre a Colonia Valdense, dicendomi che da lì a poco sarebbe venuta al Sarandí, era solo necessario avere la nostra dottoressa che accompagnasse l’équipe. Mi sono quindi subito attivata avvisando il nostro medico ma i vaccini sono stati fermati, affermando che non erano destinati al Sarandí».
Da questo momento inizia una sorta di calvario per la struttura. Arrivano velocemente le scuse dal Dipartimento ma non le dosi di Pfizer promesse. La motivazione è che non sanno in che categoria inserire la struttura (non più quella degli anziani, ma neppure quella delle strutture per psichiatrici). Una sorta di “limbo” che si protrae per settimane esponendo El Sarandí a rischi potenzialmente devastanti. Malan e il comitato di gestione si attivano fin da subito cercando di smuovere la situazione, parlando anche con i vertici ma non succede nulla. E, come era preventivabile nonostante le molte accortezze e i protocolli utilizzati, il virus fa l’ingresso nella struttura. «Abbiamo avuto tutti gli ospiti contagiati tranne uno – confida Malan, colpita anche lei dal Covid-19 – nel periodo dopo le festività pasquali, mentre nelle prime ondate avevamo avuto solo un caso positivo. Anche a livello di personale la situazione si è fatta complessa con molti lavoratori obbligati a rimanere a casa. Purtroppo la situazione è precipitata, e abbiamo dovuto piangere cinque morti fra gli ospiti. Ad aggravare questo bilancio anche una nostra infermiera di 37 anni si è ammalata ed è deceduta a causa del Covid-19».
La situazione, critica, ha quindi attirato l’attenzione dei media che hanno portato El Sarandí al centro dell’attenzione dell’intero paese. Purtroppo, come spesso succede in questi casi, la struttura è stata anche “utilizzata” a livello politico fra le varie forze in campo. Ma poi, grazie al sostegno dei famigliari, del Comitato e della Mesa Valdense [organo esecutivo delle chiese valdesi nel Rio de la Plata], la richiesta di aiuto è arrivata finalmente sul tavolo “giusto”. Però ormai irrimediabilmente in ritardo. «Il vaccino è arrivato – afferma amaramente Malan – grazie a varie pressioni ma sarebbe potuto e dovuto arrivare il giorno in cui era, fisicamente, a poca distanza dalla nostra struttura: questo avrebbe evitato questi lutti che ci hanno colpito».
Ma la lezione non cade nel nulla. «Un gruppo di genitori ha infatti deciso di non lasciare senza seguito questa grave mancanza, attivandosi e contattando l’avvocato Oscar López Goldaracena, specializzato in casi di violazione dei diritti umani (ha seguito molti processi legati ai desaparecidos del periodo della dittatura). Queste situazioni non devono più riproporsi e anche la Mesa Valdense si sta muovendo per tutelare le proprie opere e per far sì che gli ultimi, i più deboli, abbiano tutte le tutele che spettano loro, puntando di più sugli aspetti teologici. I Governi passano, lo Stato rimane: noi vogliamo che lo Stato non sia cieco e che queste situazioni non si ripetano più». La tempesta si sta calmando al Sarandí che si ritrova sballottato sì ma con voglia di ripartire. «Il 15 novembre festeggiamo i 50 anni del Sarandí: sarebbe bello farlo riaprendo la struttura a tutti», conclude Malan.