Acqua in Africa, narrazioni europee e bisogni del territorio
24 marzo 2021
Molte iniziative lanciate in occasione della Giornata mondiale dell’acqua rimarcano le difficoltà del continente africano nella gestione delle risorse idriche
Lunedì 22 marzo è stata la Giornata mondiale dell’acqua, istituita dalle Nazioni Unite nel 1992. Si tratta di un importante momento per riflettere sulle problematiche legate allo sfruttamento delle risorse idriche, gli sprechi e le migliori pratiche per garantire la fruizione di un bene così essenziale.
Per l’occasione sono state lanciate diverse iniziative anche in Italia, tra cui una che è stata riportata da molti siti di informazione: si chiama Water of Africa, ed è stata proposta da Azione contro la Fame, declinazione italiana del network ACF international che si occupa di lotta alla fame e alla malnutrizione nel mondo. L’iniziativa prevedeva la distribuzione in alcuni supermercati di bottiglie d’acqua torbida, molto lontana dalla limpidezza che ci si attenderebbe da un’acqua imbottigliata. Scopo dell’iniziativa, sostenuta anche da Regione Lombardia, era sensibilizzare il pubblico riguardo all’impossibilità di accedere ad una fonte d’acqua potabile da parte di 319 milioni di persone in Africa. Ma quale Africa, precisamente?
Non è sempre chiaro a che cosa ci si riferisca quando si parla genericamente di “Africa”. Non bisogna dimenticare che si tratta di un continente, con Paesi molto differenti tra loro dal punto di vista economico, politico, sociale e climatico. Dal punto di vista della ricezione delle informazioni è come se ci si riferisse a “problemi con le opere pubbliche in Europa” volendo però parlare solo delle situazioni, ad esempio, di Italia e Francia: una generalizzazione eccessiva che non aiuterebbe a fare chiarezza sui fatti. Bisogna allora approfondire, chiedendosi quali Paesi africani siano in effetti più interessati da mancanze croniche d’acqua.
Ancora una volta però, molte testate giornalistiche rimandano genericamente all’Africa subsahariana, specificando che in questo territorio vive il 40% delle persone che a livello mondiale non hanno accesso all’acqua. Stiamo però ancora parlando di un territorio troppo vasto, che copre una superficie di circa 24,3 milioni di chilometri quadrati, due volte e mezza le dimensioni dell’Europa. Senza contare che in questo immenso territorio si concentra circa il 9% dell’acqua dolce a livello globale, seppur non distribuito in maniera omogenea nella regione.
Con ciò non si intende dire che il problema di approvvigionamento di acqua potabile e pulita non esista in questa regione. Come sottolineano i dati del report delle Nazioni Unite, circa il 73% della popolazione totale dell’Africa Subsahariana non ha potuto usufruire di fonti di acqua sicure nel 2017, mentre circa il 14% della popolazione dell’Africa considerata complessivamente vive in condizioni di scarsità cronica d’acqua. Quello che non possiamo permetterci di dimenticare sono le estreme differenze tra i territori, che vengono invece appiattite dalla narrazione dell’Africa come un continente-paese con un territorio del tutto omogeneo.
Altro aspetto che non si può lasciare indietro nelle riflessioni sul continente africano è quello dei diversi gradi di sviluppo economico dei suoi Stati, così come le loro condizioni politiche e ambientali, a loro volta condizionate dalla crisi climatica globale. Il rapporto Onu rimarca l’importanza della Africa Water Vision 2025, sviluppata con l’Unione Africana e la Banca di Sviluppo Africana, e il cui obiettivo è raggiungere una sicurezza idrica e una gestione sostenibile delle risorse senza trascurare o appiattire le differenze tra regioni. Restituire all’Africa la sua giusta dimensione di continente complesso significa anche poter comprendere il perché di molti conflitti, sempre più spesso accesi dalla competizione per l’accesso alle fonti idriche.
In ultima battuta, riconoscere la diversità interna all’Africa può permettere di abbandonare una certa retorica ereditata dai tempi del colonialismo europeo per poter finalmente attribuire un ruolo attivo ai Paesi africani, anche su questioni legate alla gestione delle loro risorse naturali.