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Sette settimane senza…

L’iniziativa delle chiese evangeliche tedesche per la quaresima invita a riflettere sul superamento delle limitazioni imposte dalla pandemia, cercando nuovi “spazi di gioco”

Mercoledì 17 febbraio, oltre a essere la festa che ricorda l’emancipazione dei valdesi, la festa della libertà, segna quest’anno anche l’inizio della Quaresima. Un periodo di concentrazione spirituale e di rinuncia che accompagna le settimane prima di Pasqua, vivo nelle chiese cattoliche ma molto meno praticato dalle chiese protestanti, specie in Italia. È invece più diffuso in quelle di altri paesi europei come la Francia e la Germania, dove soprattutto negli ultimi anni si è rivalutato il valore di questo periodo particolare, sebbene con un’accezione diversa da quella cattolica.
Non c’è infatti l’idea della penitenza, con il suo carattere salvifico, ma la scelta (totalmente libera, da parte del singolo credente) ha piuttosto il significato  di una revisione delle proprie abitudini quotidiane. In questo senso il “digiuno” (non solo alimentare) va nella direzione di una maggiore autenticità ed essenzialità, una sorta di “riallineamento” ai valori spirituali.
L’idea di rinuncia non è molto familiare oggigiorno, anche se nell’ultimo anno, di fronte alla pandemia Covid, siamo stati obbligati a riflettere e a fare i conti con questo aspetto. E quindi: a che cosa siamo disposti a rinunciare? Quali sono i margini di libertà su cui possiamo “manovrare” le nostre vite?

Proprio su questi temi riflettono le chiese tedesche membri dell’Ekd (Evangelischen Kirche in Deutschland), che da quasi quarant’anni (1983) propongono la campagna “Sette settimane senza…” (Sieben Wochen ohne…), incentrata ogni anno su un tema specifico, e a cui è dedicato un apposito sito Internet (ne avevamo parlato in questo articolo nel 2018).
Aperta a persone di tutte le età, singolarmente, come famiglie o comunità, è accompagnata da una ricca offerta di materiali tra cui un calendario fotografico con temi per ogni settimana, affrontati a partire da testi biblici, con poesie, racconti, riflessioni, e una guida intitolata “Zutaten” (ingredienti) con proposte di film, libri per bambini, attività teatrali.
Il tema di quest’anno (17 febbraio-5 aprile 2021) è “Sette settimane senza blocchi”: un titolo quasi paradossale, visto che ormai da un anno viviamo una realtà in cui le regole, le limitazioni, si sono moltiplicate e il “blocco” delle varie attività riguarda tutti gli ambiti delle nostre vite, con un logorante effetto fisarmonica.
Ma allo stesso tempo, spiega la presentazione dell’edizione di quest’anno di Sieben Wochen ohne, le regole fanno parte della convivenza sociale, del patto di fiducia reciproca in cui le persone cedono una parte della loro libertà individuale per il benessere collettivo: inoltre le regole prevedono dei “margini di manovra” e una continua negoziazione, anche all’interno dell’applicazione delle leggi. E lo si è visto in molte situazioni, in questi mesi, dalle residenze per anziani alle chiese, dalle scuole ai luoghi verdi.
L’intento delle “settimane senza” di quest’anno è quindi di guardare oltre le porte chiuse di cinema, teatri, ristoranti, palestre, scuole… e chiese. Non potendosi incontrare dal vivo, l’invito è di entrare nello spazio virtuale e viverlo, esplorarlo in tutte le sue potenzialità. Trovando, come suggerisce la parola d’ordine di questa edizione (“Spielraum!”), nuovi “spazi di gioco”, nuovi margini d’azione e forme di libertà in cui potersi esprimere in modo inedito.

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