Valutare la coerenza tra ciò che crediamo e ciò che siamo in Cristo
12 febbraio 2021
Un giorno una parola – commento a Galati 6, 4
Non ti stimare saggio da te stesso; temi il Signore e allontanati dal male
Proverbi 3, 7
Ciascuno esamini l’opera propria
Galati 6, 4
Spesso si identifica il protestantesimo come religione “senza opere”; e questo avviene a torto, spesso per malafede e, per lo più, per ignoranza. Le opere non sono rilevanti per la salvezza, e questo non lo affermiamo noi, ma la Parola di Dio. L’impegno del cristiano evangelico a vantaggio del prossimo, invece, è parte irrinunciabile del suo essere credente e del suo vivere da credente, individualmente e nella dimensione della comunità. Le opere vengono dalla fede, risposta d’amore per il prossimo all’amore di Dio per noi: un po’ come l’acqua che sgorga dalla fonte o i buoni frutti che l’albero buono produce. Per constatarlo, anche restando nell’ambito del protestantesimo italiano, basterebbe leggere le confessioni di fede della Chiesa Valdese o quella dei battisti italiani e, per verificarne l’attuazione nella prassi, informarsi sulle diverse iniziative di diaconia che le chiese protestanti italiane mettono in atto. L’apostolo Paolo ci esorta, dunque, a esaminare la nostra opera, cioè a valutare onestamente la coerenza tra ciò che crediamo e ciò che siamo in Cristo, figli ed eredi di Dio, coeredi di Cristo (cfr. Rom 8, 17), e come ci comportiamo ed atteggiamo nel concreto del nostro quotidiano verso Dio e verso il prossimo. Un’esortazione che sentiamo particolarmente opportuna, quanto più constatiamo come sia facile che la fede e l’impegno della testimonianza si scoloriscano nel grigiore del quotidiano con i suoi mille problemi e che, nel nostro percorso, ci colgano, infine, mancanza di motivazione, delusione e stanchezza nel fare il bene. Sarebbe una buona pratica, a sera, mettendo in pratica l’ammonimento di Paolo, fare il bilancio della giornata, e non per autocondannarci né per autoassolverci, ma per riprendere il cammino il giorno dopo, consapevoli della nostra debolezza, sì, ma fiduciosi nell’aiuto di Dio e forti della sua forza.