Religioni svizzere dicono no al divieto del burqa
03 febbraio 2021
Cristiani, ebrei, musulmani contro l’iniziativa in votazione il 7 marzo
No al divieto di dissimulare il proprio viso: non ha dubbi il Consiglio svizzero delle religioni (Csr) in merito alla prossima votazione federale in agenda il 7 marzo sull’iniziativa popolare intitolata «Sì al divieto di dissimulare il proprio viso».
In una conferenza stampa svoltasi in modalità online, i rappresentanti delle tre fedi abramitiche hanno lanciato un segnale molto chiaro a favore della libertà religiosa e della pace tra comunità di fede. Con una lunga ed articolata presa di posizione i rappresentanti di realtà cristiane, musulmane ed ebraiche in Svizzera si sono pronunciati all’unanimità contro l’iniziativa popolare, alla stessa stregua del Parlamento e del Consiglio federale, salutandone favorevolmente il controprogetto.
Per il Csr quella formulata dal Comitato d’iniziativa equivale ad una restrizione sproporzionata della libertà di religione. «Il divieto di nascondere il proprio volto non può in alcun modo contribuire alla convivenza pacifica nel nostro paese», ha detto Harald Rein, presidente della Csr e vescovo della Chiesa cristiana-cattolica in Svizzera. Durante la conferenza stampa, i membri del Csr hanno sottolineato che la libertà di religione è uno dei pilastri più importanti della democrazia liberale e dello Stato di diritto. Questo diritto umano protegge anche le pratiche religiose come le regole di abbigliamento. «Quasi tutte le religioni considerano diverse forme di copertura del corpo come un segno di riverenza umana e di venerazione per Dio. Queste convinzioni religiose meritano rispetto, perché sono intimamente legate all'identità dei credenti», ha spiegato Montassar BenMrad, presidente della Federazione delle organizzazioni islamiche in Svizzera.
La libertà di religione permette e promuove il pluralismo religioso e culturale e protegge le comunità religiose dalle pressioni interne ed esterne. Il Csr ritiene che sarebbe sbagliato e sproporzionato annullare questo diritto fondamentale sotto il pretesto di agire nell'interesse della sicurezza pubblica. «L'iniziativa manca il suo obiettivo -, ha affermato il vescovo Felix Gmür, presidente dei vescovi svizzeri. - L'obbligo di scoprire il proprio volto non offre alcuna garanzia contro la violenza».
Per questo motivo, il Csr è favorevole al controprogetto indiretto della Confederazione, che prevede di limitare l'obbligo di mostrare il volto a fini di identificazione da parte delle autorità statali. Secondo Ralph Lewin, presidente della Federazione svizzera delle comunità israelitiche, «le restrizioni alla libertà religiosa devono essere usate solo con estrema moderazione e devono essere proporzionate. La controproposta, da questo punto di vista, è accettabile».
La modifica di legge colpirebbe principalmente un piccolo gruppo di donne musulmane, che si troverebbero così intrappolate in un doppio conflitto tra l'obbligo religioso di coprirsi il volto e la costrizione statale di mostrare i loro volti, fa notare il Csr. Rita Famos, presidente della Chiesa evangelica riformata in Svizzera (Cers), ha sottolineato l'importanza attribuita all'uguaglianza di genere e al divieto di discriminazione espressi nella presa di posizione del Csr. «Se partiamo sempre dal presupposto che le donne velate sono oppresse e avvilite, non rendiamo giustizia alla pluralità delle interpretazioni personali delle donne sulla religione».
Piuttosto, il Csr ritiene che i diritti delle donne debbano continuare ad essere rafforzati. Consapevole delle paure e delle preoccupazioni della popolazione riguardo alla radicalizzazione religiosa e alle ideologie che promuovono la violenza, il Csr tuttavia ritiene che l'iniziativa non offra alcuna soluzione a questo problema. «Le ideologie che incitano alla violenza sono un pericolo per la sicurezza pubblica, indipendentemente dal fatto che si nascondano o meno dietro un velo», ha concluso Farhad Afshar, presidente del Coordinamento delle organizzazioni islamiche svizzere. Ecco perché un dialogo sociale aperto è tanto più importante.
Fanno parte del Consiglio svizzero delle religioni la Chiesa cristiano-cattolica; la Chiesa evangelica riformata; la Conferenza dei vescovi; la Federazione delle organizzazioni ombrello islamiche; il Coordinamento delle organizzazioni islamiche; la Federazione svizzera delle comunità israelitiche; il Metropolita del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli in Svizzera; la Rete evangelica svizzera.
Tratto da Voce Evangelica