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Nucleare. Hiroshima e Nagasaki, il sole sta sorgendo?

Il Trattato sulla proibizione (divieto) delle armi nucleari è entrato in vigore il 22 gennaio scorso e il governo Giapponese ancora non l’ha ratificato. Il rammarico delle chiese cristiane

I leader religiosi di Hiroshima e Nagasaki accolgono con favore l’entrata in vigore del Trattato Onu sulla proibizione delle armi nucleari lo scorso 22 gennaio.

Il Consiglio cristiano giapponese malgrado la bella notizia «si rammarica per il fatto che il governo giapponese (malgrado abbia dovuto subire le tragedie del 6 e 9 agosto del 1945, ndr) lo non abbia ancora ratificato».

Dunque, con un comunicato il Consiglio cristiano di chiese ha chiesto al governo del Giappone di «firmare, ratificare, il Trattato, il prima possibile».

La dichiarazione è stata resa nota lo scorso 27 gennaio; un appello nel quale si afferma che il Trattato «raccoglie la saggezza dell’umanità ed è un importante passo per l’umanità intera, verso la pace e la speranza».

I leader religiosi presenti a Hiroshima e Nagasaki hanno così espresso anche un incoraggiamento grazie alla loro determinazione: andare avanti per giungere finalmente a un mondo libero dalle armi nucleari.

«Mi hanno sempre incoraggiato i desideri degli hibakusha (termine giapponese che designa i sopravvissuti al bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki. Letteralmente significa “coloro che sono stati colpiti dal bombardamento” e che “non si suicidarono nonostante avessero tutte le ragioni per farlo e che hanno salvato la dignità umana in mezzo alle più orrende condizioni mai sofferte dall'umanità”, disse di questi sopravvissuti Kenzaburō Ōe, Premio Nobel giapponese della letteratura, ndr), desideri che nel tempo sono diventati motivo di riflessione comune, elemento di dibattito per l’opinione pubblica globale - ha dichiarato il reverendo Yoshitaka Tsukishita, presidente del Consiglio della Federazione religiosa di Hiroshima -. Sono lieto - ha proseguito - che il Trattato sul divieto delle armi nucleari sia stato ratificato ma c’è ancora molta strada da fare per giungere a un reale divieto totale. Spero - ha concluso -  che sempre più Paesi possano adottarlo ufficialmente».

Con una dichiarazione rilasciata lo scorso 22 gennaio, la Federazione religiosa di Hiroshima, il gruppo che comprende le comunità shintoiste, buddhiste e cristiane, ha affermato di «accogliere con tutto il cuore l’entrata in vigore del trattato e di pregare ogni giorno affinché più Paesi e Regioni del mondo possano adottarlo».

Un appello, dunque, quello dei religiosi giapponesi rivolto a tutto il mondo: «Non abbiamo bisogno di armi nucleari! Alziamo insieme la nostra voce per la totale abolizione delle armi nucleari. Andiamo avanti insieme sulla strada verso l’abolizione totale», termina la dichiarazione.

Tsukishita, pastore della chiesa di Hiroshima Tobu della chiesa Unita di Cristo e sopravvissuto alla bomba atomica di 78 anni, in occasione della presentazione dell’appello ha voluto condividere un suo ricordo del 6 agosto 1945 quando aveva solo due anni e otto mesi: «Mentre guardavo i paracadute scendere dal cielo (dai bombardieri pesanti B-29 delle forze armate statunitensi) la bomba atomica è esplosa nello stesso istante in cui mio fratello maggiore diceva a mia mamma “guarda, il sole sta sorgendo”».

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