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Etiopia. Al via «l’offensiva finale»

Il primo ministro Abiy Ahmed ha ordinato all’esercito federale di lanciare l’offensiva finale contro le forze separatiste della regione autonoma del Tigrè. Sarà un’ulteriore tragedia per un luogo già allo stremo

Il primo ministro etiopico Abiy Ahmed (Premio Nobel per la Pace 2019) ha ordinato all’esercito federale di lanciare l’offensiva finale contro le forze separatiste della regione autonoma del Tigrè dove da settimane è in corso un conflitto armato.

A conferma di quest’annuncio c’è anche la pagina facebook personale del Primo ministro che con un post lapidario afferma «È iniziato il capitolo finale».

Il post è corredato da un documento nel quale si legge: «L’esercito ha ricevuto l’ordine di lanciare la fase finale sul capoluogo Mekele (Macallè) dell’offensiva lanciata il 4 novembre contro le forze armate ribelli tigrine e facenti capo al Fronte di liberazione del popolo del Tigrè (Tpfl). Si farà di tutto - assicura Abiy - per proteggere i civili e per far sì che la città di Mekele non subisca gravi danni».

L’ipotesi di un attacco finale nel Tigray era stata commentata su Riforma.it da Carmen Bertolazzi, (presidente dell’Iismas, l’Istituto Internazionale Scienze Mediche Antropologiche e Sociali che conduce da anni progetti di cooperazione in Tigray).

«Sarebbe un disastro. Il Tigray è una zona povera, rocciosa, in cui manca l’acqua, quindi non è facile per la popolazione sopravvivere, ci sono molti villaggi isolati, che hanno bisogno di tutto. […] Una realtà difficile e oggi colpita dal Covid. […] In più sono arrivate anche le cavallette, che hanno provocato un’estesa distruzione dei campi. […] Ricordo, poi, che oltre ai campi profughi che ospitano decine di migliaia di profughi dell’eritrea c’è il problema delle divisioni e degli scontri etnici, per cui nel Tigray ci sono sfollati tigrini giunti da altre regioni. […] Quindi l’emergenza sociale è enorme. La comunità internazionale deve assolutamente intervenire per trovare una soluzione», affermava il 6 novembre scorso Bertolazzi.

«L’attuale conflitto (oltre all’alto di numeri di morti e di brutalità già denunciate dagli osservatori internazionali) preoccupa anche perché potrebbe allargarsi ai Paesi limitrofi», ricordava pochi giorni fa sempre su Riforma.it Enzo Nucci, inviato Rai a Nairobi e grande esperto di dinamiche africane.

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