Oltre a Lesbo, l'impegno luterano in Grecia si estende ad Atene
19 novembre 2020
Sono sempre più numerosi i rifugiati che arrivano ad Atene dalle isole di Lesbo e Samos, e servono strutture di accoglienza di fronte all'imminente inverno
A settembre, dopo il grande incendio nel primo campo profughi di Moria sull’isola greca di Lesbo, la Chiesa Evangelica Luterana in Italia (Celi) ha lanciato la campagna di raccolta fondi “Celi per Moria” a favore dell’Ong Refugee4Refugees (R4R). All’inizio di novembre erano stati raccolti quasi 12.000 euro in donazioni, di cui 7.000 euro messi a disposizione dalla Celi stessa tramite i fondi 8xmille. Da novembre R4R ha raccolto una nuova sfida, questa volta ad Atene.
Sono sempre più numerosi i rifugiati che arrivano ad Atene dalle isole di Lesbo e Samos, dove da anni esistono campi di accoglienza. Il lockdown disposto dal 7 novembre anche dal governo greco, rischia non solo ad intralciare le attività delle organizzazioni no-profit, ma le mette anche davanti a nuovi problemi. Molti rifugiati che prima vivevano per strada stanno ora cercando di trovare una sistemazione nei campi già esistenti. Atene non ha il clima invernale umido e freddo delle piccole isole, ma anche qui i campi devono essere adattati alle condizioni più rigide della stagione fredda.
Insieme ad altre organizzazioni di soccorso dei rifugiati, la settimana scorsa la Ong R4R, Refugee for Refugees, ha costruito una nuova sistemazione per profughi su un campo da calcio accanto a una struttura di container già esistente, l’Eleonas Camp. In soli due giorni i volontari, assieme a chi già si trovava lì, hanno prima coperto l’intera superficie del campo da calcio con pallet di legno, aggiungendo poi un ulteriore strato di truciolato per garantire l’isolamento. Su questa superficie sono state successivamente montate le tende, pavimentate a loro volta con uno strato di truciolato. 38 tende in soli due giorni, montate ad arte e preparate per l’inverno, per resistere ad acqua e venti. A Lesbo invece, l'inverno è alle porte, le tende troppo leggere, montate appena a settembre nel nuovo campo dopo le fiamme di Moria, devono essere risistemate, completate con canali di drenaggio ed adattate, senza però che le persone che le occupano già dall’inizio della stagione autunnale e che si trovano ad affrontare venti forti ed acquazzoni, che si trasformano in un mare di fango, vengano spostate in luoghi migliori.
Il lavoro dell’Ong Refugee4Refugee e delle altre organizzazioni non profit, d’ora in poi devono fare i conti con le regole del lockdown, sperando che il governo non neghi loro l’accesso ai campi sia sulle isole che sulla terraferma. A Lesbo, a parte la continuazione della “winterization”, del tentativo di adattare al meglio le tende contro il freddo, l’attività più importante è la distribuzione di vestiti invernali e l’organizzazione della grande “warehouse”, magazzino di abiti donati da ogni angolo del mondo, allestito appositamente per Moria.
Nel campo stesso c’è un reparto di isolamento per migranti positivi al Coronavirus. Chiunque manifesti i primi sintomi viene immediatamente sottoposto ad un test. Il numero effettivo degli infetti non è però noto alle Ong. Fino a nuovo avviso, i rifugiati che non sono in quarantena, hanno ancora il permesso di uscire dal campo durante il giorno, fino a un massimo di mille persone al giorno. Il personale di Refugee4Refugees che si muove tra il capoluogo dell’isola, Mitilene, e il campo, si attiene molto rigorosamente a tutte le misure di sicurezza anti covid, come l’uso di mascherine e l’accurata igiene delle mani, per non contribuire involontariamente alla diffusione del virus.
Le donazioni per il lavoro dell’Ong Refugee4Refugees possono essere effettuate direttamente sul conto dell’organizzazione con il soggetto “CELI per MORIA”.
“CELI per MORIA”
Refugee4Refugees
IBAN: GR30 0171 3550 0063 5514 0495 233
BIC/Swift code: PIRBGRAA
Bank Address: Piraeus Bank, Mytilene, Lesvos, Greece 811 00
Tax Identification Number (Greece registered): 997257688
Foto: archivio Celi