Passato, presente e futuro della Chiesa episcopale
05 novembre 2020
La prima ricerca sulla composizione demografica del clero e la pubblicazione dei dati sulla “stabile decrescita” della denominazione Usa evidenziano una situazione complessa
Guardando le fotografie del clero episcopale statunitense di ieri e di oggi la differenza salta subito agli occhi: al di là del fatto che le prime sono in bianco e nero e le seconde a colori, la molteplicità di tratti somatici e la compresenza di uomini e donne la dice lunga su quanto sia cambiata la Chiesa episcopale negli ultimi decenni.
Da qui la necessità, espressa con alcune risoluzioni dalla General Convention 2018, di condurre un’analisi sulla composizione demografica del personale ecclesiastico. Questo, nell’ottica dell’iniziativa chiamata “Becoming Beloved Community”, una visione per cui (si legge nella pagina dedicata) «tutti possano sperimentare la dignità e una vita ricca e vedere se stessi e gli altri come figli amati di Dio». I documenti prodotti per accompagnare questo processo di crescita e «impegno a lungo termine» sono intesi a formare una comunità di «riconciliatori, creatori di giustizia e guaritori nel nome di Cristo», in termini di uguaglianza e giustizia razziale. Temi che, inutile dirlo, nell’ultimo anno hanno assunto un’urgenza particolare.
Il Church Pension Group (Cpg), l’organizzazione di servizi finanziari che si occupa di assicurazioni e pensioni degli impiegati laici e ordinati della Chiesa episcopale, ha quindi esortato i membri in attività e in emeritazione a inserire nel loro profilo indicazioni sulla loro razza, etnia, identità di genere e orientamento sessuale (ovviamente nel rispetto della privacy): è la prima volta che il Cpg raccoglie queste informazioni, anche se un’analisi delle differenze di genere è già stata condotta, rivelando tra l’altro un consistente divario nella retribuzione fra i due sessi.
La raccolta e lo studio di questi dati (al momento ha partecipato circa il 10% del clero in attività) potrebbero rivelare altre disparità, per esempio su base razziale, e, come ha commentato il primate Michael Curry, «aiutarci a capire chi siamo e chi vogliamo essere. I dati hanno modo di sfatare i miti». Un appello a seguire i dati che in questo momento suona quantomai attuale.
Un’analisi demografica di questo tipo vuole capire quanto la composizione del clero rifletta (oppure no) la composizione delle comunità: secondo la ricerca sugli episcopali americani più recente, condotta dal Pew Research Center nel 2014 (che evidenzia anche molti altri aspetti interessanti), il 90% è composto da bianchi, e questo ha spinto la denominazione, al cui vertice c’è per la prima volta, dal 2015, proprio un afroamericano, a cercare di comprendere meglio il ruolo della componente razziale. Per sapere, ha concluso Curry, «quanto siamo vicini alla visione di Gesù, a che punto siamo nel viaggio per diventare la comunità degli amati di Dio».
Intanto però, sono stati diffusi i dati sullo “stato di salute” delle parrocchie episcopali relativi al 2019, che evocano «un nero futuro».
Sebbene siano aumentate le entrate (che noi chiameremmo contribuzioni e doni), le statistiche sulla frequenza domenicale e il numero di membri rivelano uno scenario poco incoraggiante. Le serie di dati vadano considerate con cautela, anche perché alcune statistiche ne contraddicono altre, avverte l’Episcopal News Service, ma il report ufficiale dipinge un quadro quantomeno fosco. Secondo il rev. Dwight Zscheile, un esperto nelle dinamiche di declino e rinnovamento ecclesiastico, se la tendenza attuale non si inverte, con l’esaurirsi di una generazione «nel 2050 in chiesa la domenica non ci sarà più nessuno nell’intera denominazione». Non si tratta del resto di una sorpresa, dal momento che la Chiesa episcopale osserva il proprio declino già dagli anni Sessanta: in mezzo secolo è passata da 3,4 milioni di membri agli attuali 1,8 con una traiettoria di «costante, graduale declino» (un’affermazione che suona familiare anche alle nostre chiese italiane in «stabile decrescita»), sebbene negli ultimissimi anni si noti un lieve rallentamento.
I numeri però non sono tutto, osservano i leader di molte chiese: ci sono modi non quantificabili con cui i membri di chiesa partecipano e servono la comunità, «il numero di membri e le presenze, da soli, non dipingono un quadro completo della chiesa»: una situazione ancora più evidente in questo 2020, in cui la normalità è stata completamente stravolta.