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Hockey prato: rabbia Valchisone

La federazione nega il rinvio richiesto per casi sospetti di contagio e il Bra ne fa 7

C’è un misto di rabbia, sconforto e confusione nelle fila dell’SKF Valchisone che, nella terza giornata del campionato di serie A1 di hockey prato, disputata sabato 24 ottobre, ha affrontato in trasferta i campioni in carica del Bra nel primo derby stagionale. Un match concluso con il roboante punteggio di 7-1 per i padroni di casa, che mantengono così la testa della classifica a punteggio pieno.

Ma a generare la rabbia del club villarese e del suo presidente Paolo Dell’Anno non è il risultato della partita, ma la catena di eventi che ne hanno generato i presupposti.  In settimana, a più riprese, la società della Val Chisone aveva richiesto agli organi federali di rinviare l’incontro a causa di alcuni casi sospetti di positività al coronavirus che si trovano tuttora in isolamento. Richiesta che è stata respinta poichè non sarebbero sussistiti i presupposti per un rinvio.

Preso atto della situazione, la squadra villarese si è presentata a Bra a ranghi ulteriormente ridotti dall’assenza dei giocatori minorenni, cui le famiglie non hanno dato l’autorizzazione per questioni prudenziali «Questa non è stata un gara di hockey - lamenta Paolo Dell’Anno - ma una gara di tamponi. Riteniamo che la partita andasse rinviata: in queste condizioni il campionato risulterà falsato. Sono molto rammaricato, perché nel pre-campionato avevamo dimostrato di potercela giocare anche contro una corazzata come Bra».

Un problema, spiega il presidente villarese, che ha le sue radici nella mancanza di un protocollo efficace per gestire l’attività sportiva in un periodo così delicato e difficile per tutti «Mentre per altre discipline esistono una procedura e un controllo costanti che permettono di monitorare la situazione sanitaria all’interno delle squadre, nel nostro caso ci si può affidare soltanto alla sanità pubblica e, particolarmente nelle ultime settimane, i tempi di risposta si sono notevolmente allungati, con il risultato che un caso sospetto deve attendere a lungo un esito senza il quale la federazione costringe le società a giocare comunque» La partita ha visto l’Skf Valchisone reggere l’urto degli avversari  nella prima parte per poi soccombere inevitabilmente sotto i colpi dei braidesi, a segno per sette volte.

«Fosse stato per me non avremmo giocato questa partita - spiega Dell’Anno - Essendoci presentati non avremmo rischiato la multa e avremmo anche potuto scendere in campo e restare immobili lasciando segnare agli avversari tutti i goal che volevano. Sarebbe stato un segnale forte. Ma l’allenatore e i dirigenti hanno scelto di giocarsela con i mezzi che avevamo e, dato che è nostro costume prendere le decisioni in modo collegiale, è giusto così». Resta l’amarezza per un derby che avrebbe dovuto rappresentare un punto di svolta per il gruppo Valchisone, il cui obiettivo dichiarato è quello di partecipare alla finale a quattro prevista dalla nuova formula della serie A1. Obiettivo non certo compromesso, ma certamente complicato da eventi che non hanno nulla a che fare con ciò che succede in campo e che genera, nelle fila villaresi, un senso di frustrazione e rabbia.

 

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