Il rifugio solidale di Briançon per ora resta aperto
26 ottobre 2020
La grande mobilitazione popolare porta il sindaco della cittadina francese a prorogare di sei mesi la convenzione per l'edificio che in questi anni ha ospitato migliaia di migranti in transito sulle Alpi
La mobiitazione popolare ha vinto, per ora. Oltre 40 mila firme in poche settimane hanno fatto tornare sui propri passi il nuovo sindaco di Briançon, comune francese a pochi chilometri dal confine italiano, diventato in questi anni luogo di transito per le migliaia di persone che tentano di proseguire attraverso le Alpi il proprio viaggio di speranza, iniziato in Africa o in Medio Oriente. Nessuna chiusura dunque del Rifugio solidale, che dal 2015, grazie al lavoro di tantissimi volontari, ha accolto, rifocillato, indirizzato, curato, più di diecimila persone alle prese con l'attraversata delle montagne.
In una lettera del 26 agosto, il primo cittadino Arnaud Murgia aveva invitato l'Associazione “Refuges solidaires” a liberare l'edificio, di proprietà dell'associazione intercomunale che federa i municipi della zona, «entro e non oltre il 28 ottobre». L'occupazione dei locali era stata preventivamente consentita da una convenzione, scaduta a giugno e che il sindaco non vuole rinnovare.
Il sindaco Murgia aveva anche inviato al quotidiano francese Le Monde un testo attraverso il quale criticava i referenti del rifugio per non aver rispettato le condizioni di sicurezza, accogliendo troppe persone: «Incoraggio coloro che credono nella rimozione dei confini o nel cambiare la nostra politica di migrazione a candidarsi alle elezioni, vincerle e cambiare le nostre leggi».
Già nel 2018, quando era solo consigliere di dipartimento e presidente del suo partito nella regione delle Hautes-Alpes, il signor Murgia aveva chiesto la chiusura del centro.
A settembre vi sono stati alcuni incontri con l'amministrazione cittadina, e ieri è giunta la notizia della proroga di sei mesi della convenzione che concede questi spazi di proprietà comunale, al collettivo solidale.
«Grazie a ciascuna delle vostre voci, - si legge nel comunicato stampa di “Refuges solidaires” - di fronte a questa massiccia mobilitazione, il sindaco di Briançon e presidente della comunità dei comuni del Briançonnais ha riconsiderato la sua decisione di sgomberare il Rifugio il prossimo 28 ottobre 2020. A seguito della creazione di una commissione composta da eletti e rappresentanti del Rifugio, si è impegnato per iscritto a rinunciare a qualsiasi sfratto per sei mesi e ha fatto riempire il serbatoio dell'olio della caldaia. La gente del posto continuerà quindi ad accogliere gli esiliati per tutto l'inverno. Questa è una prima vittoria per la mobilitazione! In vista della primavera, sono allo studio soluzioni di accoglienza sostenibili, con l'aiuto di ONG e partner».
I locali - dove è immagazzinata l'attrezzatura di soccorso alpino e gli abiti per gli esuli che attraversano il confine - sono invece ancora minacciati di chiusura a dicembre 2020. Le associazioni Tous Migrants e Medecins du Monde hanno appena inviato al sindaco di Briançon una lettera per chiedere il mantenimento anche di questi spazi.
La precedente amministrazione di Briançon aveva firmato un accordo con l’associazione Tous Migrants, capofila delle realtà solidali della zona, per l'occupazione di due prefabbricati, dove riporre le attrezzature di soccorso alpino dei volontari che nelle notti d’inverno battono i sentieri e le piste alpine nel tentativo di intercettare persone in cammino fra neve e ghiaccio e prestare loro soccorso. Anche questi andranno liberati.
Va ricordato che grazie a queste informali e benefiche “pattuglie di confine” francesi allestite dai cittadini con Tous Migrants e Médecins du Monde, centinaia di rifugiati smarriti, esausti e in ipotermia sono stati soccorsi e messi al riparo. Negli ultimi 3 anni, cinque di loro sono morti e tre sono rimasti disabili a vita. Ma senza queste attività, il bilancio delle perdite umane sarebbe stato ancora più terribile.