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Meskel, un’occasione per riflettere

Il patriarca della Chiesa ortodossa etiope in occasione della festa del Meskel chiede che i Etiopia tornino a regnare la pace e il dialogo 

In occasione delle celebrazioni del Meskel (la festa dalle chiese ortodosse etiopi ed eritree che commemora la scoperta della vera croce di Gesù ritrovata dall’imperatrice romana Elena) tenutesi rispettando i protocolli di sicurezza Covid-19 - imposte dall’Organizzazione mondiale della sanità - il patriarca della Chiesa ortodossa etiope Tewahedo, Abune Mathias, da Addis Abeba ha auspicato che «possano dominare il dialogo, la pace e la riconciliazione nel paese, dove sono scoppiate tensioni etniche».  

Il patriarca, settantottenne, ha esortato politici, studenti e media a evitare azioni che possano minacciare la pace e l’unità. «Il comportamento che abbiamo potuto osservare nel Paese in questi giorni va contro il vero carattere degli etiopi», ha detto il leader religioso lo scorso 26 settembre.  

Il Meskel, che si tiene il 17 Meskerem (settembre) nel calendario etiope (27 settembre calendario gregoriano o 28 settembre in un anno bisestile) si celebra in Etiopia da più di 1.600 anni. 

Il monito lanciato dal patriarca in ocacsione dei festeggiamenti fa riferimento ai recenti atti he hanno colpito, incendiandole, diverse chiese, comprese quelle ortodosse. Luoghi di culto che sono stati dati dolosamente alle fiamme e che hanno provocato la morte di diversi sacerdoti. 

Nel 2013 l’Organizzazione scientifica e culturale per l’educazione delle Nazioni Unite ha inserito la festa come «Patrimonio mondiale immateriale».

 

 

 

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