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L’infanzia negata. Dal Covid?

Proteggere i diritti dei bambini e contrastare gli abusi sessuali e le violenze è ancor più cruciale con l’avanzare del Covid-19

La pandemia prodotta dal Covid-19 su bambine e bambini può essere molto lesiva, e per vari motivi. 

Soprattutto per via dell’impatto che le misure di contenimento e di confinamento possono causare; un problema più grave della sola questione legata alla salute. 

Il confinamento, infatti, potrebbe mettere alcuni bambini a rischio di violenze domestiche; potrebbe incidere sui loro diritti all’istruzione e sulla loro cura e protezione. 

Le chiese di tutto il mondo sono attente alla protezione infantile e si sono sempre schierate a sostegno dei diritti dei bambini.

Un podcast (file audio scaricabile) – fruibile sul sito del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) –, moderato da Frederique Seidel, consulente senior per i diritti dell’infanzia presso il Cec, insieme a Cornelius Williams, direttore della Sezione mondiale per la protezione dell’infanzia dell’Unicef, raccoglie le preoccupazioni sull’impatto che il Covid-19 sta arrecando alle fasce più vulnerabili della popolazione, i più giovani. 

Nel file audio anche la riflessione di Patricia Bisnauth della Chiesa Presbiteriana in Guyana e amministratore delegato della Caribbean Family Planning Affiliation.

Williams descrive l’impatto del Covid sui diritti dei bambini come una «crisi all’interno di una crisi e in cui le misure di contenimento rappresentano una seria minaccia per i diritti fondamentali, come l’istruzione, l’assistenza; persino il diritto di giocare con altri bambini».

Williams è particolarmente preoccupato per l’aumento del rischio di violenze domestiche e di abusi sessuali verso i bambini e spesso attuati in famiglie disfunzionali.

«Il confinamento domiciliare può comportare una serie di pericolosi rischi per molte bambine e bambini, può portare a questi ultimi gravi instabilità emotive. I dirigenti delle chiese possono, devono, aiutare a contrastare con tutte le loro forze qualsiasi possibile fenomeno di violenza e di abuso, promuovendo nelle loro congregazioni dialoghi sulla genitorialità. L’unico modo indiretto per poter prevenire possibili violenze e per sostenere e difendere i bambini. I leader religiosi devono essere vigili, prestare attenzione alle famiglie che presentano vulnerabilità evidenti, senza dimenticarsi mai che spesso, anche dietro un’apparente normalità, può celarsi un disagio e una possibile violenza», ha spiegato Williams.

Bisnauth ha spiegato quanto sia stata devastante la pandemia nei Caraibi e dove gli abusi sessuali, insieme a altre forme di violenza contro i bambini, sono aumentati a dismisura quest’anno.

«Le chiese possono fare la differenza nella protezione dei bambini, ma abbiamo molto lavoro da fare sia all’interno delle nostre chiese sia dentro di noi» e facendo riferimento all’esempio di Gesù che «ha sempre trattato i vulnerabili con amore e compassione», ha ricordato che proprio Gesù «dovrebbe essere il fulcro del nostro lavoro pastorale e della nostra missione cristiana».

Il Cec e l’Unicef cooperano per i diritti dei bambini attraverso una partnership globale da cinque anni. 

Seidel ha incoraggiato le chiese e i partner membri del Cec a sfruttare gli strumenti e le risorse disponibili per prevenire la violenza contro i bambini e ad aiutarli a promuovere questi diritti inalienabili.

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