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La visibilità degli invisibili

Chiese di quattro continenti si sono ritrovate nel culto di Pentecoste promosso dalla Chiesa evangelica dell’Assia e Nassau in collaborazione con le sue chiese partner

A Pentecoste si celebra non solo il dono dello Spirito Santo ma anche la nascita della chiesa cristiana. Pentecoste è dunque una festa ecumenica in cui si celebra l’unità. Con queste premesse la Chiesa evangelica dell’Assia e Nassau ha deciso di organizzare, il 1 giugno, un momento di incontro, riflessione e preghiera con le sue chiese partner. Un appuntamento virtuale, su piattaforma zoom, in cui credenti di nazionalità diversa, incoraggiati dal messaggio di Pentecoste, hanno provato a guardare al futuro con speranza e coraggio. Un modo per riaffermare la fraternità tra lingue e culture differenti in un momento difficile, segnato dall’impatto del covid-19 sulla vita di tutti e dall’incertezza che ne consegue. La comunicazione digitale non può certamente sostituire gli incontri personali ma aiuta a rimanere in contatto e a mantenere vivi i legami di fiducia.

Rapporti stretti e antichi legano la Chiesa valdese a quella dell’Assia e Nassau, frutto di un lavoro di riconciliazione che ha fatto seguito alla Seconda guerra mondiale e che consente una collaborazione significativa ancora oggi.

Nella celebrazione è intervenuta anche la moderatora della Tavola Valdese, Alessandra Trotta che, insieme ad altri leader ecclesiastici europei, americani, asiatici e africani, è stata chiamata a condividere una storia di speranza. La moderatora ha rievocato l’immagine di una grande città, normalmente affollata da turisti, suoni e rumori e oggi divenuta spettrale dove sono visibili solo più gli invisibili: «Invisibili per gli altri, una priorità per chi è capace di rischiare e agire a favore della dignità delle persone anche quando la situazione si fa incerta e appare così difficile riconoscere che chi ha bisogno, specialmente se è molto diverso da noi, è prima di tutto un essere umano che merita rispetto». Ed è qui che la moderatora ha ricordato l’impegno di un piccolo gruppo di volontari metodisti e valdesi di Roma che, nonostante il lockdown, ha continuato ogni domenica mattina a svolgere il suo servizio per i senzatetto. Il progetto, denominato “breakfast time” e organizzato dalla chiesa metodista di Roma, ha vinto ogni restrizione e resistenza ed è proseguito consentendo ai senza fissa dimora di piazza della Repubblica e delle zone limitrofe di ricevere una colazione calda. «Cuori e occhi aperti», li ha definiti Trotta, promotori di speranza che «scaturisce quando alleniamo noi stessi ad ascoltare il suono gentile e potente delle semplici azioni di pace, solidarietà e amore che lo Spirito del Signore non cessa di ispirarci ogni giorno ovunque ci troviamo». Un guardarsi negli occhi gli uni gli altri che è stato ricordato anche da altri fratelli e sorelle presenti al culto tra cui lo stesso presidente della Chiesa evangelica dell’Assia e Nassau che ha ribadito l’importanza di proteggere, in questa pandemia, chi è più vulnerabile «perché le persone vengono prima del profitto».

Un bel momento di solidarietà e condivisione fraterna che si aggiunge ai tanti messaggi e aiuti che le chiese metodiste e valdesi stanno ricevendo, in questi mesi, dai propri partner internazionali. Ma soprattutto una testimonianza autentica di come solo insieme si possa far fronte alla pandemia e rivolgere le nostre preoccupazioni e speranze a Dio.

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