
Ostacoli unilaterali alla pace israelo-palestinese
12 maggio 2020
Nell’accordo tra Netanyahu e Gantz c’è una clausola: l’annessione di parte della Cisgiordania. Preoccupazione delle chiese mediorientali
L’emergenza sanitaria in Israele ha avuto anche un effetto politico inatteso: «Salvare Benjamin Netanyahu» ricorda il giornalista Pierre Hasky su France Inter tradotto dal settimanale Internazionale.
«Nei prossimi giorni Benjamin Netanyahu dovrebbe riuscire a superare gli ultimi ostacoli legali – ricordava Hasky lo scorso primo maggio– e diventare primo ministro per la quinta volta, e questo nonostante sia indagato per corruzione. Il merito è dell’inversione di rotta operata dal suo avversario alle ultime tre elezioni nazionali, l’ex capo di stato maggiore Benny Gantz. In teoria i due sono in posizione di parità e si alterneranno alla guida del governo, ma sarà Netanyahu a gestire il paese per i primi 18 mesi. Di sicuro – prosegue Hasky – “Bibi” cercherà di dimostrare che nulla è cambiato. Il principale effetto collaterale di questa intesa, considerata impossibile fino a qualche settimana fa, colpirà chi non ha votato, ovvero i palestinesi della Cisgiordania occupata. Nell’accordo per la divisione del potere, infatti, c’è una clausola esplosiva: l’annessione di parte della Cisgiordania». Quest’accordo, in pratica, è una conseguenza del «piano di pace» disegnato dall’amministrazione Trump e presentato ufficialmente alla Casa Bianca dal presidente Trump e dal premier israeliano Netanyahu, lo scorso 28 gennaio.
Per il nuovo governo – che vedrà Gantz ministro della difesa – il piano sarà portato al parlamento israeliano (la Knesset) il prossimo primo luglio.
Un piano che non piace all’inviato speciale dell’Onu per il Medio Oriente Nickolay Mladenov che l’ha definito «un colpo devastante a una possibile soluzione di pace tra i due Stati» mentre anche Josep Borrell, l’Alto rappresentante Unione europea (Ue) per gli affari esteri, ricordava che «I 27 paesi membri non riconoscono la sovranità israeliana sul territorio palestinese e continueranno a monitorare da vicino la situazione e le sue implicazioni e ad agire di conseguenza».
Una decisione unilaterale quella del governo israeliano che preoccupa anche il mondo delle religioni che abita il Medio Oriente e in particolar modo che condivide la fede in Terra Santa.
Con una dichiarazione pubblicata lo scorso 7 maggio i Patriarchi e i Capi delle chiese di Gerusalemme hanno espresso la loro più profonda «preoccupazione per i piani di annessione unilaterale».
Dopo la stagnazione del processo di pace in Medio Oriente, affermano in leader religiosi, «preoccupa la decisione del governo israeliano di annettere unilateralmente alcuni Territori in Cisgiordania. Una scelta governativa che pone seri interrogativi sulla possibilità che, in futuro, possano esserci le condizioni per un pacifico accordo di pace», afferma la dichiarazione.
«Il Consiglio dei Patriarchi e dei Capi delle Chiese presenti nella Terra Santa – si legge – considerano i piani di annessione unilaterale preoccupanti e invitano lo Stato di Israele ad astenersi da una tale mossa che porterebbe alla definitiva perdita di speranza per una pace possibile».
Il Consiglio, inoltre «invita gli Stati Uniti d’America, la Federazione Russa, l’Unione Europea e le Nazioni Unite a rispondere a questi piani unilaterali di annessione con un’iniziativa di pace e che possa essere graduale e in linea con il diritto internazionale e le risoluzioni delle Nazioni Unite, al fine di garantire una pace completa, giusta e duratura in questa parte del mondo che è considerata santa dalle tre religioni Abrahamiche».
La dichiarazione conclude chiedendo anche «all’Organizzazione palestinese di liberazione, in quanto unico rappresentante legittimo del popolo palestinese, di risolvere le sue controversie interne - così come qualsiasi conflitto con altre fazioni che non sono sotto il suo ombrello - al fine di presentare un fronte unico peri il raggiungimento della pace e per la costruzione di uno Stato praticabile, fondato sul pluralismo e sui valori democratici».
Le firme dei rappresentanti religiosi:
Patriarca Teofilo III, Patriarcato greco-ortodosso
Patriarca Norhan Manougian, Patriarcato della Chiesa apostolica armena ortodossa
Mons. Pierbattista Pizzaballa, Amministratore Apostolico del Patriarcato latino
P. Francesco Patton, Custode di Terra Santa
Mons. Anba Antonius, Patriarcato copto ortodosso di Gerusalemme
Mons. Gabriel Daho, Patriarcato siriano ortodosso
Mons. Aba Embakob, Patriarcato etiopico ortodosso
Mons. Yaser AL-Ayash, Patriarcato melkita
Mons. Mosa El-Hage, Esarcato Maronita
Mons. Souheil Dawani, Chiesa Episcopale di Gerusalemme e del Medio Oriente
Vescovo Ibrahim Sani Azar, Chiesa evangelica luterana di Giordania e Terra Santa
P. Ephram Samaan, Esarcato siro cattolico
Rev. Joseph Nersès Zabarian, Esarcato armeno cattolico