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Ambiente accogliente o accogliere l’ambiente?

In distribuzione l’ultimo numero del mensile «L’Eco delle Valli Valdesi free press» con un approfondimento sui centri storici/pedonali

Pianificazione urbana fa rima con evoluzione sociale e culturale del territorio. La progettazione urbana non è quindi solo l’esercizio di uno strumento amministrativo e organizzativo, ma ha la responsabilità di indirizzare la società e la vita delle persone in un verso o nell’altro.

Le istituzioni pubbliche che si preoccupano delle situazioni abitative e di come strutturare gli spazi, che siano in città o in piccoli comuni di provincia, devono tenere in considerazione molti fattori.
 Ambienti accoglienti, miglioramento ecosostenibile, spazi verdi, riqualificazione di quartieri, legami tra centro e periferia, riutilizzo di locali e piazze. Tutti interventi che valorizzano non solo gli «spazi di vita», ma anche la coesione sociale. Perché, se ci troviamo a nostro agio in uno spazio, siamo portati a viverlo maggiormente, a frequentarlo, a tutelarlo, persino, con investimenti personali.

Parliamo di questo tema, dell’aspetto «sociale» dell’urbanistica, con l’architetto Samuel Bella, consigliere comunale di Torre Pellice, che sottolinea l’importanza dell’argomento: «Lo spazio che ci circonda incide molto sulla psicologia del cittadino e sulla vivibilità dell’ambiente. Sembra scontato, ma non è così. A lungo termine, quindi, un investimento in questo settore può portare grandi benefici». Non è detto che ci debba essere per forza solo un unico fulcro centrale, in un centro urbano.

A Torre Pellice, come spiega Bella, si sta costruendo un’asse centrale: «Abbiamo voluto prolungare l’asse che si è costruito dal centro e dall’isola pedonale verso le periferie, dandogli forza e valorizzandolo. L’idea è di collegare alcuni poli che attualmente sono sganciati, per incentivare la vivibilità dello spazio sia a piedi sia per le auto. In particolare, abbiamo voluto collegare il centro al polo scolastico e culturale di Torre Pellice e anche alla zona recentemente riqualificata di viale Dante. Il mercato, altro esempio, è nel centro e può piacere di più rispetto ad altri, perché ha dei valori aggiunti che sono facilmente riconoscibili».

Basta il cartello centro per indicare dove inizia una zona centrale? In alcuni casi no, o meglio, non è l’unico indicatore utile. Ci sono alcuni accorgimenti, come il cambio della pavimentazione, dell’illuminazione o delle alberature, che ci possono far capire che stiamo entrando in un centro. Degli indicatori che creano un ambiente, all’occhio, diverso ma fruibile allo stesso tempo sia da pedoni sia da auto. Aggiunge Bella: «A Torino, per fare altri esempi, sono stati fatti interventi urbanistici importanti in alcune zone, come via Artom. La creazione di determinate “cornici architettoniche”, come nelle piazze Castello o San Carlo, ha migliorato la vivibilità degli spazi, aumentato il flusso turistico, stravolto il modo di vivere gli ambienti».

Insomma: cambiamenti a catena, anche nel settore dell’urbanistica.

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