Aborto vietato in Alabama. Pastore Barber: ipocrisia e regresso
23 maggio 2019
Arrivano le prime reazioni delle chiese alle nuove norme entrate in vigore nello Stato del sud degli Usa
Arrivano le prime reazioni di esponenti religiosi protestanti per quanto riguarda l’approvazione in Alabama di una legge che vieta alle donne di interrompere una gravidanza, anche in caso di stupro e incesto, colpendo i medici che praticassero l’aborto con pene fino a 99 anni di carcere.
«Dire che sei pro-vita perché impedisci il diritto di una donna di scegliere, e poi impedire l’assistenza sanitaria alle donne incinte, ai bambini, alle persone con condizioni preesistenti, è il culmine dell’ipocrisia e non ha niente a che vedere con l’amore di Gesù», ha scritto su Twitter William Barber, pastore della chiesa cristiana di Greenleaf dei Discepoli di Cristo in Nord Carolina. Barber è anche membro del consiglio direttivo della National Association for the Advancement of Colored People (NAACP) e promotore della campagna #PoorPeoplesCampaign, nata in seno ai “Moral Mondays” (i lunedì della moralità), iniziativa per i diritti civili e per il superamento di tutte le povertà.
«Ciò cui assistiamo in Alabama sono politici estremisti e regressivi che nel Sud stanno pesantemente limitando il nostro dibattito morale su argomenti come l’aborto, mentre restano in silenzio su questioni pro-vita come l’accesso a cure mediche a prezzi accessibili, salari di sussistenza e diritti di voto». La legge, approvata da Camera e Senato, è stata firmata dalla governatrice Kay Ivey. Moltissime le proteste in tutti gli Stati Uniti, da parte di associazioni per i diritti delle donne, personalità politiche e dello spettacolo come Lady Gaga e Alyssa Jane Milano e finanche quelle di Peter Franchot, Revisore dei conti del Maryland, che sulla sua pagina facebook ha usato parole durissime, invocando un boicottaggio economico a 360°:
«Ovviamente non ho alcun controllo diretto sul comportamento dei legislatori dell’Alabama, pagati per rappresentare coloro sui quali vorrebbero addossare le loro interpretazioni religiose, armando il loro sistema di leggi per punire le donne che stanno già vivendo una grande vulnerabilità. Tuttavia, posso lavorare per garantire che i dollari dei contribuenti del Maryland non siano usati per sovvenzionare l’estremismo. Inoltre, l’esperienza ha dimostrato che i soldi sono la cosa che conta di più per le persone di questo calibro, rispetto alle loro prerogative religiose. […] Spero che ciò metta in allerta i ‘leader’ dell’Alabama e quelli di altri stati che potrebbero contemplare l’abuso di leggi pubbliche per la gratificazione teocratica. Attacchi gratuiti alle libertà e al benessere delle donne avranno un prezzo proibitivo».