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Strage in Nuova Zelanda, lo sgomento delle chiese

Dall'Italia e da ogni parte del mondo le reazioni di singoli e comunità al barbaro attentato

Erano le 13.40 in Nuova Zelanda, 1.40 di notte in Italia quando un comando di 4 persone ha fatto irruzione in due moschee nella città neozelandese di Christchurch, uccidendo al momento 49 persone prima di venire arrestate. 

Stanno giungendo in queste ore fra gli altri anche i messaggi di solidarietà di chiese e organismi ecclesiastici di tutto il mondo per questo nuovo tremendo atto di violenza e razzismo.

Per prima è la Chiesa presbiteriana della Nuova Zelanda a far sentire la propria voce attraverso le parole del moderatore Fakaofo Kaio che si dice  «profondamente, profondamente scioccato. Non ci sono davvero parole per trasmettere adeguatamente la gravità di questa situazione in cui le persone hanno perso la vita e sono state ferite in modo così insensato e violento.

In Nuova Zelanda questo tipo di violenza è senza precedenti e per questo dobbiamo stare tutti uniti contro l’odio. C'è forza nella diversità, e molti di noi avranno vicini che sono diversi da noi. Dobbiamo imparare i loro nomi, spezzare il pane con loro e adoperarci per capire i loro valori e la loro fede, perché è così che l'odio e la paura che genera tale violenza saranno eliminati. Pregheremo per le vittime di oggi e le loro famiglie, e pregheremo anche per la benedizione di Dio sulla comunità di Christchurch, che sarà particolarmente colpita da questa terribile tragedia».

«Come Federazione delle chiese evangeliche esprimiamo il nostro dolore per le vittime dell’attentato terroristico di Christchurch in Nuova Zelanda che ha colpito fedeli inermi che stavano pregando in due moschee» ha dichiarato il pastore Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI).

«Siamo vicini alle comunità musulmane e alle loro famiglie e ribadiamo la nostra ferma condanna a ogni tipo di violenza e fondamentalismo – ha continuato Negro –. Per fermare gli assassinii di massa, le stragi e l’emulazione di azioni squilibrate e inaccettabili serve una presa di posizione globale. Serve una rivoluzione culturale che parli alle religioni e alla politica, che parli alla collettività come ai singoli individui. Senza dialogo, senza conoscenza, senza il dono della reciprocità e dell’empatia non c’è futuro. Ce lo stanno insegnando milioni di giovani che, in queste ore, in tante piazze del mondo, stanno manifestando per il clima e per trasformare la loro speranza in azione. Le nuove generazioni puntano il dito sui danni che come comunità umana abbiamo fatto, negli anni, all’ambiente e alla società. Atti come quello della Nuova Zelanda ci richiamano a un impegno sempre più forte per la pace e la giustizia. Come dice un racconto ebraico, se non riesci a vedere nel volto di ogni essere umano un tuo fratello, una tua sorella, qualunque sia l’ora del giorno, è sempre notte».

Il segretario generale del Cec, il Consiglio ecumenico delle chiese, pastore Olav Fykse Tveit è stato fra i primi a intervenire per «condannare queste azioni di terrore contro la comunità musulmana in Nuova Zelanda. Le nostre preghiere e pensieri sono con tutte le vittime e le loro famiglie. Il nostro sostegno è per la gente della Nuova Zelanda, poiché la comunione della nazione e i suoi valori vengono attaccati così duramente».

L’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, massima autorità spirituale della comunione anglicana mondiale in un tweet ha manifestato la «profonda vicinanza alle vittime e ai i parenti dell’attacco neozelandese. Che tutti i cristiani preghino per la guarigione delle persone, delle relazioni interreligiose e della stessa Nuova Zelanda. Gesù ci chiama ad accogliere gli stranieri e ad amare il prossimo, per quanto diverso».

Il New Zealand Christian Networkha espresso orrore e grande tristezza per i violenti attacchi avvenuti contro i musulmani e le moschee a Christchurch.

Il dott. Stuart Lange, portavoce della rete, ha affermato che gli attacchi sono «assolutamente terrificanti» e saranno condannati da tutti i credenti neozelandesi di tutte le fedi o di nessuna fede.

La rete invita le persone a pregare per tutte le famiglie e le comunità che sono state profondamente colpite e ad offrire loro sostegno in ogni modo possibile.

La Comunione mondiale di chiese riformate (Wrcr) «si unisce alle nostre sorelle e ai nostri fratelli in Nuova Zelanda per elevare le nostre preghiere e il sostegno alle vittime delle sparatorie di oggi a Christchurch e per denunciare queste terribili violenze».

L'Esercito della salvezza locale ha espresso vicinanza «ai nostri fratelli e sorelle musulmani oggi» e ha condannato questo atto di violenza senza precedenti a Christchurch. Andy Westrupp, comandante territoriale salutista di New Zealand, Fiji, Tonga e Samoa, ha dichiarato: «L’orrore di questi attacchi ci ricorda la nostra comune umanità e l’urgente necessità di difendere l’amore e la pace, chi pregando, chi prendendosi cura degli altri. A questo siamo chiamati per la nostra fede. Ma indipendentemente dalle credenze religiose, la cura è una risposta che tutti possiamo condividere. Il nostro personale ecclesiastico nei luoghi vicini a questi attacchi ha fornito conforto, sostegno e trasporto a coloro che ne hanno avuto bisogno. Nei prossimi giorni lavoreremo a stretto contatto con le autorità e altre agenzie di soccorso per quanto possibile. A tutti quelli che oggi a Christchurch si sentono nell’ansia e nel dolore vogliamo dire, non siete soli. Siamo con voi». L’Esercito della salvezza a tutte le chiese di pregare durante il fine settimana.

In una lettera, il vice presidente della chiesa metodista della Nuova Zelanda, Nicola Teague Grundy, ha detto che un attacco ai fedeli musulmani è un attacco «a tutti noi» e ha invitato a dare sostegno e vicinanza a coloro che sono stati colpiti. «Non importa quale sia la loro fede. Tutte le persone dovrebbero avere libertà di culto e vivere in sicurezza» ha proseguito Grundy, chiedendo per questa domenica di osservare un minuto di silenzio per la comunità e la società di Christchurch, per le persone più direttamente colpite e per le persone di ogni fede.

 

 

 

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