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Il ritorno di Groovin’

All’inizio del 2019 è stato riaperto il portale dedicato ai musicisti locali. L’intervista a uno dei creatori, Marco Ughetto

Alla fine del 2001 nasceva Groovin’, un sito dedicato alla musica pinerolese: era una vetrina per gli artisti della zona, ma soprattutto un luogo che permetteva di metterli in contatto, farli conoscere e creare collaborazioni e progetti.

«Era nato perché noi dello staff eravamo una band, al tempo», spiega Marco Ughetto, uno dei fondatori del portale. «Cercavamo musicisti per suonare con noi e abbiamo pensato che, visto che stava prendendo piede Internet, avremmo potuto sfruttarlo per creare un luogo dove pubblicare gli annunci musicali». L’idea venne messa in pratica e il sito venne lanciato. Marco, assieme a Nicola Giordano, si occupava dei contenuti, mentre Marco Allaix teneva in piedi lo sviluppo e la struttura tecnica del sito. Li aiutavano David Giai Checco, per le pubbliche relazioni, e Filippo Peirano, che fotografava le band durante i concerti.

Da quell’idea, il progetto ha poi preso piede: per diversi anni Groovin’ è stato uno dei punti di riferimento per le band e per gli appassionati di musica della zona, prima di chiudere i battenti nel 2006.

Nel 2019, a tredici anni di distanza, alcuni dei suoi fondatori lo hanno rilanciato. Ma quale può essere il ruolo di un portale del genere, oggi?

Non soltanto quello di generare nostalgia, sottolinea Marco, anche se, ammette, all’inizio il rilancio di Groovin’ era motivato dalla semplice idea di creare «una pagina Facebook, per rinverdire quei fasti e pubblicare materiale d’archivio. Poi però – continua Marco – mi sono fatto prendere e ho cominciato a scrivere del materiale nuovo. Ma il Groovin’ di oggi non può essere lo stesso, perché è cambiato il mondo e perché paghiamo i 13 anni di assenza».

È cambiato il mondo, e soprattutto è cambiato il web: nei primi anni 2000, ad esempio, non esistevano ancora i social, che «hanno cambiato il modo di comunicare: oggi il luogo dove viene convogliato tutto è il social, dove tutti possono condividere ciò che fanno molto facilmente. È difficile immaginare come potremo inserirci in questo contesto: è tutto nato per gioco e bisogna ancora capire che tipo di impegno potremo dedicare, e anche quale risposta ci sarà da parte degli utenti».

Se è vero che i social sopperiscono, in buona parte, ai servizi che offriva il Groovin’ originale, è altrettanto vero che lo fanno mescolando le informazioni a tema con molte altre, rischiando spesso di creare un ambiente troppo dispersivo, e a conti fatti non abbastanza pratico. «Ci sono tante informazioni, ma sono sparse», dice infatti Marco. «Quella di dare un po’ di coerenza potrebbe essere la nostra sfida. Ma bisogna capire se la mentalità di oggi è ancora adatta a recepire un modo di comunicare di questo tipo».

Per esempio, ciò che gli utenti cercano su Groovin’ è cambiato, rispetto a tredici anni fa: «L’attenzione principale è sui video e sulle foto, e molto poco sul testo», che rappresentava invece il fulcro della prima versione del portale. Non è ancora chiaro quale sia il miglior modo per interpretare questa tendenza, ma intanto i creatori di Groovin’ gioiscono per il fermento generato in queste settimane, nelle quali le visite sono state molto più numerose di quanto loro stessi si aspettassero. «Utenti che non conosco personalmente mi hanno già contattato per raccontare la loro attività: mi ha dimostrato un certo interesse. Alcuni articoli, anche i contenuti nuovi, hanno raggiunto diverse centinaia di visualizzazioni: non posso che essere soddisfatto».

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