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Asia Bibi è libera!

Si conclude dopo 9 anni la vicenda della donna condannata a morte per blasfemia in Pakistan e diventata simbolo dell'intolleranza religiosa

Oggi è un giorno di speranza. La Corte Suprema del Pakistan ha assolto in appello la cristiana Asia Bibi, condannata a morte per blasfemia nel 2010, con l'accusa di aver offeso il profeta Maometto. «La pena di morte viene annullata. Asia Bibi è assolta da tutte le accuse», recita il verdetto della Corte. I giudici hanno aggiunto che la donna sarebbe stata rilasciata immediatamente.

I media e le chiese di tutto il mondo hanno per anni seguito le vicende di questa donna, divenuta simbolo dell’intolleranza religiosa, della mancanza di dialogo e dell’odio persecutorio.

Era il 2009 quando l’allora 39enne contadina del Punjab, madre di 5 figli, aveva osato prendere acqua da una fonte cui dovevano abbeverarsi anche le sue compagne di lavoro, operaie musulmane che cominciarono ad insultarla; acqua che a lei sarebbe stata vietata in quanto infedele cristiana. Asia rispose per le rime e quel litigio fu l’inizio del suo calvario: le donne, sostenute da un imam locale, accusarono la donna di aver insultato il profeta Maometto. Da lì la denuncia e l’arresto e la permanenza per 9 lunghi anni in isolamento nel carcere femminile di Multan.

Asia Bibi è la prima cristiana (cattolica) a essere condannata a morte in Pakistan secondo gli articoli del codice penale noti come «legge antiblasfemia». L’accusa è arrivata nel 2009 e nel 2010 un tribunale l’ha condannata alla pena capitale. Nel 2014, poi l’Alta Corte di Lahore ha confermato la sua condanna a morte. Tuttavia, la Corte Suprema nel luglio 2015 aveva sospeso l’esecuzione.

L’8 ottobre scorso si era tenuta l’ultima udienza del terzo grado di giudizio della Corte suprema, durante la quale l’avvocato difensore, il musulmano Saiful Malook, aveva evidenziato evidenti incongruenze nella versione dell’accusa e nelle testimonianze raccolte in questi anni.

Ora si temono reazioni e azioni violente da parte di gruppi islamisti fondamentalisti. Nel 2011 il governatore del Punjab fu ucciso per aver difeso la causa della donna, e stessa sorte toccò a un ministro cristiano con delega alle minoranze, Shahbaz Bhatti che a sua volta si era speso per chiedere la revisione del processo. La famiglia di Asia Bibi vive già da tempo all’estero, e certamente la donna cercherà di raggiungerla al più presto per evitare di finire vittima della follia reazionaria dei gruppi islamisti pakistani.

Il Pakistan ha una delle leggi sulla blasfemia più dure del mondo: decine le persone giustiziate negli ultimi 25 anni, dal momento dell’entrata in vigore della legge.  

Negli anni le chiese cristiane locali e gli organismi internazionali hanno a più riprese lanciato appelli per la liberazione della donna, divenuta simbolo dell’assurda intolleranza religiosa. Oggi l’assoluzione che regala un bagliore di speranza al mondo.

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