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A scuola contro la schiavitù

La Chiesa d’Inghilterra ha avviato un percorso di formazione e sensibilizzazione per i più piccoli, dedicato alla lotta allo schiavismo moderno… passando anche per il canto

La Chiesa d’Inghilterra ha deciso di portare nelle scuole primarie e secondarie la sua battaglia contro le moderne schiavitù. A più di 200 anni dall’abolizione ufficiale del traffico di esseri umani, le stime parlano infatti di più di 40 milioni di persone vittime di qualche forma di sfruttamento. Almeno 13.000 sarebbero le vittime potenziali solo nel Regno Unito, si legge sul sito dedicato al progetto triennale Clewer Initiative, dal nome della comunità anglicana di suore agostiniane (Clewer Sisters) fondata nel 1852 per aiutare le giovani donne a uscire dal mondo della prostituzione. Oggi la comunità conta soltanto due residenti, ma ha messo le proprie risorse per la continuazione del lavoro per cui è stata creata, e che si estende molte tipologie di vittime.
La Clewer Initiative nasce dalla consapevolezza che la chiesa abbia una forte responsabilità nel condurre la lotta per porre fine alla schiavitù, sotto qualunque forma. L’azione si rivolge quindi in prima battuta all’interno delle comunità stesse, a livello locale, di diocesi, con lo scopo di identificare i casi problematici e aiutare le vittime. L’idea è di sviluppare una rete nazionale per mettere in comune dati, risorse e buone pratiche.
L’obiettivo non è soltanto rendere consapevoli le persone, ma aiutarle a “vedere” le situazioni di rischio a partire dai momenti di vita quotidiana più comuni, come portare la propria auto all’autolavaggio. Tramite una app dedicata, per esempio, si possono avere indicazioni sulle condizioni di lavoro e quindi sul rischio di sfruttamento in un determinato autolavaggio. Il problema è proprio quello di “vedere” ed è su questo aspetto punta il messaggio della campagna We see you: “noi vi vediamo, vittime”, ma potremmo anche dire “noi ti vediamo, sfruttatore”. Il vedere è il primo passo per l’agire.

Tra le categorie più vulnerabili ci sono i giovanissimi. Lo scorso anno, nel Regno Unito sono stati denunciati più di 5000 casi di schiavitù, e un terzo riguardava minorenni: «Ma molti non ci badano e nell’ambiente scolastico di sono casi tragici, di giovani abusati, oppressi, che però vanno a scuola e nessuno si accorge del loro dramma». Lo dichiara Alastair Redfern, già vescovo di Derby, per molti anni alla guida della lotta antischiavismo della Chiesa d’Inghilterra e oggi a capo della Clewer Initiative, nell’articolo che presenta il progetto.
Da qui l’importanza di portare la battaglia anche nelle scuole primarie e secondarie, seppur (sottolineano gli educatori) senza entrare in dettagli traumatizzanti, ad esempio sugli aspetti dello sfruttamento sessuale.
L’iniziativa, presentata a metà ottobre a Lambeth Palace, residenza ufficiale dell’arcivescovo di Canterbury a Londra, prevede attività di sensibilizzazione svolte anche in modo divertente, con animazioni e canti: in particolare, le scuole vengono invitate a partecipare a una gara nazionale con la propria “Canzone per la libertà”; la scuola vincitrice, oltre a un premio in denaro, vincerà una giornata in uno studio di registrazione professionale.
Questo lavoro con i bambini intende non solo sensibilizzarli a un tema di interesse generale, ma anche a un problema che può toccarli da vicino: lo “sfruttamento” può avere infatti molte facce, e un accento particolare è stato messo su quello tramite Internet. Si cerca di insegnare ai bambini e ragazzini, senza spaventarli o shoccarli, a riconoscere i segnali “di pericolo”, a imparare a proteggersi.

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