Cina. Cresce la repressione delle chiese «sotterranee»
13 settembre 2018
Negli ultimi anni il governo di Pechino ha rafforzato le restrizioni verso le religioni viste come una minaccia all’autorità del partito comunista al potere
Le autorità della città di Pechino hanno messo al bando la Zion Church, una delle più grandi chiese protestanti non ufficiali della città e hanno confiscato «materiale promozionale illegale» nell’ambito di una profonda repressione delle chiese cinesi «sotterranee» (quelle che si riuniscono in clandestinità).
La Zion Church per anni ha operato con relativa libertà, ospitando centinaia di fedeli ogni fine settimana in una grande sala appositamente rinnovata a nord di Pechino. Ma da aprile, dopo aver respinto le richieste delle autorità di installare telecamere a circuito chiuso nell’edificio, la chiesa ha dovuto affrontare crescenti pressioni da parte delle autorità ed è stata minacciata di sfratto.
Domenica scorsa, l’Ufficio per gli affari civili del distretto di Chaoyang ha dichiarato che, organizzando eventi senza essersi registrata, la Zion Cuurch ha infranto le regole e per questo è stata «legalmente messa al bando» e il suo «materiale promozionale illegale» è stato confiscato. La notizia, inviata domenica sera all’agenzia di stampa Reuters, è stata confermata dai fedeli.
«Temo che non ci sia modo per noi di risolvere questo problema con le autorità», ha detto a Reuters il pastore della Zion Church, Jin Mingri.
La Costituzione della Cina garantisce la libertà religiosa, ma da quando il presidente Xi Jinping è entrato in carica sei anni fa, il governo ha rafforzato le restrizioni verso le religioni viste come una minaccia all’autorità del partito comunista al potere.
Inoltre, le chiese in tutta la Cina hanno subito nuove pressioni per registrarsi da quando una nuova serie di regolamenti per gestire gli affari religiosi in Cina è entrata in vigore a febbraio, intensificando le pene per le chiese non ufficiali.
A luglio, più di 30 delle centinaia di chiese protestanti sotterranee di Pechino hanno rilasciato una dichiarazione congiunta che lamentava «l’ininterrotta interferenza» e «l’assalto e l’ostruzione» delle attività regolari dei credenti da quando le nuove norme sono entrate in vigore.
Ai fedeli è stato anche dato un avviso dall’ufficio distrettuale degli affari religiosi nel quale si dice che «le grandi masse di credenti devono rispettare le regole e i regolamenti e partecipare agli eventi in luoghi legalmente registrati per attività religiosa».
Ma per molti credenti e pastori, accettare la supervisione e l’autorità suprema del Partito comunista sarebbe un tradimento della loro fede. «Su questa terra, l’unico di cui possiamo fidarci è Dio», ha dichiarato il pastore Jin Mingri.