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Svizzera. 153 pastori e pastore: no all’esportazione di armi in zone di conflitto

Critiche al governo elvetico per la decisione di allentare le norme relative al commercio di materiale bellico

Con una lettera aperta pubblicata martedì sul quotidiano Neue Zürcher Zeitung 153 pastori e pastore della Chiesa riformata del Canton Zurigo criticano il governo e il presidente della Confederazione per la recente decisione di allentare le norme relative al commercio di materiale bellico.

Con le nuove disposizioni sarà infatti possibile esportare armi svizzere anche in zone di guerra civile. Una misura, per i pastori e le pastore firmatarie, che – oltre a causare preoccupazioni sul fronte umanitario e di politica estera – viola «i valori cristiani». Rifacendosi poi al patrimonio della Riforma zwingliana, ricordano come il riformatore di Zurigo abolì la pratica del servizio militare mercenario e contenne l’economia di guerra.

A chiedere al governo elvetico di tornare sui propri passi relativamente all’allentamento delle disposizioni sul commercio delle armi, anche l’associazione delle donne evangeliche in Svizzera: «È insopportabile che il Consiglio federale ponga gli interessi economici al di sopra delle sofferenze delle persone». «No ad un’economia che uccide», ha detto per parte sua la Commissione Justitia et Paxdella Conferenza episcopale svizzera. Dicendosi profondamente delusa dal governo accusa: «così la Svizzera perde la sua credibilità. Non è possibile che uno dei paesi più ricchi del mondo non sia in grado di trovare altre modalità per rafforzare la propria economia».

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