Svizzera. Depositata la petizione per introdurre vie di fuga sicure e legali
29 giugno 2018
38 mila firme raccolte in pochi mesi, su impulso delle chiese evangeliche svizzere e dell'organizzazione elvetica per l'aiuto ai rifugiati
Lanciata in Svizzera quattro mesi fa, la petizione “Vie sicure e legali per i profughi” ha raccolto più di 38mila firme ed è stata depositata oggi al Palazzo federale di Berna.
Promossa dall’Aiuto delle chiese evangeliche svizzere (ACES-HEKS) e l’Organizzazione svizzera di aiuto ai rifugiati (OSAR), la petizione richiama il paese elvetico ai suoi obblighi umanitari ed internazionali chiedendo l’accesso sicuro (sul modello italiano dei “corridoi umanitari”) per 10mila profughi l’anno. Sul fronte dell’accoglienza dei migranti la petizione inoltre chiede che la società civile e le chiese siano investite di maggiori responsabilità.
Secondo gli iniziatori della petizione, le persone con status di rifugiato o ammissione provvisoria rappresentano l’1,4% della popolazione svizzera. «Abbiamo fatto una simulazione per cinque anni. Se la quota aumenta a 10’000, questa cifra raggiungerebbe a malapena il 2%», spiega la portavoce di ACES-HEKS, Joëlle Herren Laufer. L’idea è quella di permettere a persone vulnerabili di avanzare – in collaborazione con l’UNHCR – la loro richiesta di asilo direttamente in Svizzera, risparmiandosi così viaggi traumatici e pericolosi.
Il modello italiano dei corridoi umanitari, promosso da più di due anni dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), dalla Tavola valdese e dalla Comunità di Sant’Egidio, non sembrerebbe essere del tutto compatibile con il quadro legislativo elvetico. L’anno scorso esponenti dell’ACES-HEKS, tuttavia, si erano recati in Libano e in Italia per seguire da vicino il lavoro portato avanti dall’equipe ecumenica dei corridoi umanitari, dedicandovi tra l’altro un reportage (pp.14-17) sul loro magazine “Handeln”, ma l’ACES-HEKS sta soprattutto sostenendo attivamente il Programma FCEI Mediterranean Hope con generose donazioni.