La “brexit” dei presbiteriani irlandesi
22 giugno 2018
Interrotte le relazioni con la Chiesa di Scozia e i riformati inglesi
Una “brexit” teologica. Così è stata definita la decisione dell’Assemblea generale della Chiesa presbiteriana di Irlanda (PCI) di interrompere le relazioni ufficiali con la Chiesa di Scozia e con la Chiesa riformata Unita (URC) inglese – le due maggiori chiese “sorelle”, almeno fino ad ora, dei presbiteriani irlandesi.
L’Assemblea generale della PCI, tenutasi dal 5 all’8 giugno scorsi a Belfast, ha infatti deciso – con una maggioranza netta di 255 a favore e 171 contrari – di non partecipare più, attraverso l’invio di delegati ufficiali, alle Assemblee generali dei presbiteriani scozzesi e inglesi, e di non invitare più delegati delle due chiese alla proprie Assemblee generali.
Essendo le Assemblee generali, in una struttura ecclesiastica sinodale, le massime autorità terrene della chiesa, la decisione rappresenta una grave frattura formale da parte degli irlandesi. Una frattura che diventa clamorosa soprattutto verso la Chiesa di Scozia che i presbiteriani irlandesi hanno a lungo considerato come la loro chiesa madre, quella da cui sono arrivati in Irlanda a inizio 1600 i loro primi pastori.
Le motivazioni della decisione assembleare riguardano essenzialmente le posizioni antitetiche sull’accoglienza alle persone omosessuali. La URC è infatti stata nel 2016 la prima chiesa del Regno Unito ad aprire la via alla celebrazione di matrimoni di coppie dello stesso sesso e alla loro registrazione in chiesa; la Chiesa di Scozia ha iniziato quest’anno il percorso giuridico necessario per raggiungere lo stesso traguardo.
Al contrario, la Chiesa presbiteriana irlandese ha votato in questi giorni una mozione che esclude le persone impegnate in un legame omosessuale dalla possibilità di essere membri di chiesa, di partecipare alla Cena del Signore e di battezzare i loro eventuali figli.
I moderatori dei presbiteriani scozzesi e inglesi, rispettivamente la pastora Susan Brown e il pastore Kevin Watson, hanno espresso rammarico per la decisione, ma hanno ribadito che le decisione prese dalle loro chiese sull’omosessualità sono il frutto di anni di confronto e riflettono un ampio consenso raggiunto.
Anche da parte irlandese non tutti sono contenti. Contro la decisione si sono espressi il pastore Trevor Morrow, già moderatore della PCI, e il professor Laurence Kirkpatrick che hanno sottolineato come i presbiteriani d’Irlanda non necessitano di separazioni, ma di dialogo soprattutto su questioni come l’omosessualità rispetto alle quali le chiese non sembrano più essere in sintonia con la società irlandese. A breve, potrebbero essere i giovani presbiteriani irlandesi a decidere di separarsi dallo loro chiesa.