Corridoi umanitari. Siriani arrivati in Belgio dalla Turchia
11 giugno 2018
Arrivato nei giorni scorsi un gruppo di rifugiati vulnerabili a Bruxelles dalla Turchia grazie al progetto analogo a quello lanciato due anni e mezzo fa in Italia
«Lo sviluppo del corridoio umanitario verso il Belgio – afferma Paolo Naso, coordinatore di Mediterranean Hope – Programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) – è una notizia che rafforza questa “buona pratica” nata in Italia dalla collaborazione ecumenica della Fcei con la Comunità di Sant’Egidio e la Tavola valdese nel quadro di un protocollo con i ministeri dell’Interno e degli Affari esteri». Sulla base di questo protocollo sono già arrivati in Italia dal Libano, legalmente e in sicurezza, oltre 1200 profughi in condizione di vulnerabilità, quasi tutti siriani. I beneficiari arrivano con un visto “umanitario” previsto dal Codice dei visti di Schengen.
Giovedì 7 giugno all’aeroporto di Zaventem (Bruxelles), per questa via sicura e legale sono arrivati dalla Turchia 34 rifugiati siriani, 15 dei quali minori. Saranno ospitati dalle realtà dalla piattaforma interreligiosa che gestisce l’accoglienza per il progetto dei corridoi umanitari. Con questo gruppo sono 72 le persone accolte in Belgio con il progetto, lanciato alla fine del 2017.
«Il fatto che la nostra proposta sia stata accolta e replicata in Belgio e in Francia e che se ne discuta anche in Germania e in Svizzera dimostra che una politica dell’accoglienza è praticabile e sostenibile – prosegue Naso. Ora si tratta di adottarla su larga scala e provvedendo alle necessarie risorse. Il dilemma europeo è se scegliere di investire sull’accoglienza sostenibile o sul pattugliamento armato del Mediterraneo e quindi sui respingimenti militarizzati e su larga scala, violando norme e elementari principi umanitari. Il fatto che la Conferenza delle chiese europee (Kek) nella sua recente assemblea di Novi Sad in Serbia – conclude il coordinatore di Mediterranean Hope – abbia indicato i corridoi umanitari come una buona pratica da adottare, fa sperare in un rinnovato impegno ecumenico delle chiese europee a sostegno dei diritti dei richiedenti asilo. Mentre l’Europa politica pretende di sbarrare le porte della fortezza Europa, l’Europa delle chiese e delle coscienze responsabili ha il dovere di praticare vie di accoglienza e solidarietà».