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Le chiese come bussola morale

Il segretario della Federazione luterana mondiale ha espresso preoccupazione per la crisi dei valori umanitari nella politica mondiale, e spronato le chiese a dare voce ai diritti umani

Il segretario generale della Federazione luterana mondiale (Flm), Martin Junge, ha richiamato l’attenzione sul tema dei diritti umani sollecitando le chiese ad attivarsi per la loro difesa: le chiese devono avere un’influenza sui valori morali e la politica, battendosi contro il «deterioramento dei valori umanitari». Nel corso di una conferenza pubblica organizzata dall’Accademia protestante di Tutzing e dalla Società per la politica estera in Germania lo scorso 13 marzo, come riporta il sito della Flm, il pastore Junge ha ricordato che «è un dovere cristiano quello di accogliere lo straniero e proteggere le persone nel bisogno». In quest’ottica il segretario ha spiegato la vocazione della Flm nel contesto dell’accoglienza dei rifugiati, sottolineando che «fede e diritti umani non sono antagonisti», e che le chiese devono saper parlare sia il linguaggio della fede sia quello dei diritti umani: «La chiesa deve dare un sostegno attivo alla calibratura di una bussola morale, oltre a contribuire a modellare politiche e leggi che seguano tale “bussola”».

La Flm è uno dei partner principali delle Nazioni Unite a livello mondiale nel campo della protezione dei rifugiati e dei profughi interni ai loro paesi, e segnala con preoccupazione una contrazione dello spazio umanitario, ha detto Junge: «Gli attacchi a operatori umanitari indicano uno spostamento dei valori morali, una sorta di normalizzazione di questo tipo di attacchi: chi vuole portare aiuto in questi paesi diventa un obiettivo».

Il segretario, continua la Flm, ha espresso la sua preoccupazione che i diritti umani vengano messi in secondo piano rispetto agli interessi economici: ha citato esempi di visite di stato in determinati Paesi che hanno tralasciato il tema dei diritti umani (e della loro violazione), che sarebbe stato importante affrontare, oppure il rimpatrio forzato, nei loro paesi che si trovano in situazioni di insicurezza e pericolo, di persone che avevano chiesto asilo. Accusando una mentalità secondo cui le banche sono un elemento più rilevante delle persone, ha criticato un sistema per cui «si possono trovare miliardi per salvare dal collasso banche che hanno giocato con i soldi dei loro correntisti, ma non per salvare i rifugiati».

Rivolgendosi alle chiese cristiane che invece si stanno impegnando su questo fronte, Junge ha concluso: «Vi incoraggio a non smettere di fare ciò che state facendo, a non lasciatevi intimidire da nessuno. Continuate a riversare sul prossimo l’amore di Dio che avete ricevuto, siete necessari per coloro che cercano protezione, ma anche per coloro che sono timorosi e insicuri nell’affrontare questa situazione».

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