La difficile situazione dei cristiani in Algeria
01 marzo 2018
Appello da parte dell’Alleanza evangelica mondiale contro le chiusure di luoghi di culto e gli arresti con generiche accuse di proselitismo
Alla luce della crescente pressione del governo su chiese e credenti non musulmani in Algeria, la Commissione per la libertà religiosa dell'Alleanza evangelica mondiale (Wea) ha rilasciato una dichiarazione sulla situazione, invitando le autorità a garantire la libertà di culto per i credenti di tutte le fedi. Allo stesso tempo, l'Église Protestante d'Algérie (Epa), organismo membro nazionale dell’Alleanza evangelica mondiale, chiede alle chiese di tutto il mondo di unirsi in una settimana di preghiera e digiuno per la nazione africana.
Negli ultimi mesi, le autorità algerine hanno intensificato le restrizioni contro le chiese cristiane nel paese, orchestrando quella che sembra essere una «campagna coordinata di intensificata azione contro le chiese». Le restrizioni hanno anche portato a un preoccupante aumento degli arresti di cristiani nella nazione, come non si vedeva da tempo.
Secondo i rapporti, nel novembre 2017, le autorità algerine hanno costituito un comitato per ispezionare le chiese sulla loro conformità alle norme tecniche e ambientali vigenti. Tuttavia, nonostante l’ obiettivo ufficiale siano i problemi di sicurezza, il comitato ha anche chiesto ad ogni chiesa se in regola con i permessi per condurre attività religiose. Di conseguenza il comitato ha ordinato di chiudere diversi luoghi di culto, due scuole bibliche e una libreria di proprietà cristiana.
Nel marzo 2006, il parlamento algerino ha adottato l'ordinanza 06-03, che ha confinato il culto non musulmano a specifici edifici approvati dalla Commissione nazionale per i gruppi religiosi non musulmani. Tuttavia, fino ad oggi, non è stato concesso un solo permesso, il che ha portato a molte complicazioni per le chiese algerine, che, come pratica abituale, affittano edifici per attività di culto e informano di ciò le autorità. Secondo Middle East Concern, un'organizzazione associata della Wea, «i dirigenti della Chiesa informano le autorità locali sulle loro attività e forniscono tutta la documentazione pertinente, comprese le dichiarazioni che confermano l'affiliazione a l'Église Protestante d'Algérie, l'unica denominazione protestante ufficialmente riconosciuta dal governo».
«Chiediamo al governo algerino di garantire che la libertà religiosa dei cristiani sia salvaguardata in conformità con il diritto internazionale», ha detto Godfrey Yogarajah, il vice segretario generale della Wea e alla guida della Commissione per la libertà religiosa. «Chiediamo anche al governo, in linea con la costituzione del Paese, di prendere tutte le misure necessarie per garantire la libertà di culto per tutti i gruppi religiosi», ha aggiunto.
L'Epa chiede a chiese e credenti in tutto il mondo di unirsi a loro in preghiera. Efraim Tendero, segretario generale della Wea, ha dichiarato: «Per favore, unitevi a noi per elevare la situazione dei nostri fratelli e sorelle algerini in preghiera, affinché Dio possa cambiare il cuore di chi governa e permetta loro di vedere la grande benedizione che i cristiani sono per la loro nazione. La libertà religiosa per le persone di tutte le fedi è alla base di una società sana e l'Algeria non può che prosperare come Paese se i credenti - cristiani e altri - sono autorizzati a pregare liberamente e senza discriminazioni ».
Si stima una presenza di circa centomila protestanti in Algeria, cinquantamila di questi apparterrebbero all’Epa, ma è arduo avere dati certi a riguardo.
La Chiesa protestante d’Algeria nasce nel 1972 dall’unione di varie piccole chiese già presenti nella nazione e di origini riformate, luterane ed evangeliche. Il riconoscimento ufficiale da parte del governo arriva soltanto nel 2011. Gli anni precedenti sono caratterizzati da molti arresti e chiusure di luoghi di culto a seguito di generiche accuse di proselitismo (scalpore internazionale suscitò ad esempio nel 2008 il processo contro Habiba Kouider, trovata in possesso di 12 bibbie e condannata a 3 anni di detenzione). Arresti che seppur diminuiti, continuano ancora oggi, accompagnati da un dedalo giuridico che rende in pratica impossibile l’emersione ufficiale delle chiese non musulmane. La legge contro il proselitismo è datata 2006 ed ha attirato le critiche di molte organizzazioni internazionali, prima fra tutte Amnesty International.