Berlinale. Il Premio della giuria ecumenica al film tedesco «Nelle corsie»
27 febbraio 2018
Si è conclusa sabato 24 febbraio la 68esima edizione della Festival di Berlino; numerosi i premi della giuria ecumenica promossa da Interfilm e Signis
La commedia tedesca “In den Gängen” (»Nelle corsie») di Thomas Stuber, in concorso nella competizione ufficiale del 68. Festival internazionale del film di Berlino, si è aggiudicata il Premio della giuria ecumenica.
Nel prenderlo in consegna, sabato scorso durante la cerimonia di premiazione delle giurie indipendenti del Festival, il regista si è detto molto sorpreso, anche perché il film è stato proiettato tra gli ultimi, cosa che in genere risulta penalizzante. Eppure, il film di Stuber, che racconta la storia di un operaio edile che perde il lavoro e si vede a dover ricominciare da zero come magazziniere in un ipermercato, ha convinto la giuria ecumenica, non ultimo perché ricorda il versetto biblico “Beati i puri di cuore” (Matteo 5,8). Nella motivazione si legge: «Se la vita è un supermercato, allora ciò di cui abbiamo bisogno non si trova sugli scaffali, ma nelle corsie».
Nella stessa sezione una menzione speciale è andata a «Utøya 22 luglio» del norvegese Erik Poppe, che traccia – con sequenze lunghissime e a mezzo soltanto di una telecamerina – la tragedia dell’attentato costato la vita a 69 giovani nel 2011 sull’isola norvegese. Una pellicola, per i giurati, che di fronte alla tragedia è in grado tuttavia di esprimere momenti di grande forza e speranza.
Riconoscimenti anche nelle sezioni “Panorama” e “Forum” del Festival: nella prima si aggiudica il premio della giuria ecumenica il film tedesco «Styx» di Wolfgang Fischer, nella seconda il premio è assegnato al documentario argentino/spagnolo «Teatro de guerra» di Lola Arias.
La storia di «Styx», «artisticamente eccezionale e pieno di suspense», è convincente perché racconta di «una brava donna samaritana, che dimostra di essere intransigente e intelligente nella sua dedizione ai rifugiati, e che dà una risposta convincente a una delle più grandi sfide etiche del nostro tempo».
Per quanto riguarda il documentario, che rivela le storie personali di ex-soldati britannici e argentini le cui vite furono profondamente condizionate dalla guerra delle Falkland, la giuria ecumenica sottolinea l’importanza di fare memoria: «è lavorando sul ricordo che possono aprirsi strade ad una nuova vita. L’umanità non deve essere distrutta dalla guerra».
Per gli enti promotori della giuria ecumenica e per la composizione della stessa in occasione di questa edizione della Berlinale, clicca qui.