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La Nigeria e i 38 metodisti barbaramente uccisi

Oltre 100 persone hanno perso la vita in Nigeria nell’ultimo attentato, la metà di queste erano membri della Chiesa metodista unita. Uno stillicidio che riguarda tutti e che prosegue ogni giorno

Un recente attacco terroristico, presumibilmente attribuito a mandriani Fulani (un’etnia nomade africana di religione musulmana dedita alla pastorizia e al commercio) a Lau, in Nigeria, ha causato la morte di circa sessanta persone: 38 delle quali membri della Chiesa metodista unita.

Secondo il pastore Irmiya Bako, sovrintendente del distretto di Yugorobi, luogo dove è avvenuto l’attentato, «il mese di gennaio è stato il più triste per lo Stato di Taraba; sei villaggi sono stati perennemente assediati».

Il terribile fatto ha provocato la morte di oltre 55 persone «mancano ancora all’appello 44 persone – prosegue Bako –. I cadaveri, in maggioranza donne e bambini e anziani, tutte persone indifese, sono stati disseminati ovunque e abbandonati; non abbiamo avuto altra scelta che seppellirli in una fossa comune. I mandriani musulmani – prosegue Bako – e gli agricoltori cristiani sono in aperto conflitto in questa regione».

La Bbc informa che l’esercito nigeriano sta schierando in queste ultime settimane molte forze speciali negli stati di Benue, Nasarawa e Taraba, proprio per l’intensificarsi di attacchi e recrudescenze.

Il capo dell’ufficio dell’agenzia missionaria della Chiesa metodista unita (Umc), dice che l’agenzia sta esplorando come poter aiutare le persone rimaste senza una casa dopo gli attacchi: «le nostre preghiere e il nostro spirito di solidarietà sono rivolti a tutti coloro che hanno subito violenze e persecuzioni da parte di gruppi estremisti in Nigeria», dichiara Thomas Kemper, che prosegue «chiediamo al governo centrale nigeriano di proteggere tutto il popolo del paese».

L’organizzazione per i diritti umani Amnesty International lancia l’allarme internazionale: «Gli scontri tra pastori e agricoltori di Adamawa, Benue, Taraba, Ondo e Kaduna hanno causato 168 morti nel solo mese di gennaio 2018».

Armati di fucili d’assalto sovietici Ak-47 (prodotti anche negli Usa), machete e spade, gli aggressori «attaccano costantemente i villaggi nelle prime ore del mattino, quando tutti dormono. L’attacco avvenuto a Lau in un’area del governo locale situata nello stato di Taraba, ha causato la distruzione di diversi villaggi di Lavoro: Katibu, Mako, Nega, Bang e Lushi», ricorda la giornalista Wicki Brown sul sito delle Umc e riporta una testimonianza. «Alle 2 del mattino abbiamo udito spari provenire dai villaggi vicini e sentito piangere donne e bambini, e da lontano visto case in fiamme. Non avevamo altra alternativa che scappare», dice Gabriel Zinas, testimone della tragedia.

Secondo il reverendo Baziel Y. Yoila, assistente amministrativo della Conferenza della Nigeria del sud, anche la scuola metodista biblica di Didango, che forma evangelici locali, è stata completamente distrutta e incendiata.

«Uomini armati, crediamo mandriani Fulani, hanno attaccato le nostre comunità e ucciso 73 persone e distrutto le case costringendo, sino ad oggi, più di 1.760 persone a fuggire dai propri villaggi per cercare rifugio altrove», ricorda anche Mosè Yev, della chiesa cristiana riformata di Makurdi.

Anche Elizabeth Yohanna, presidente dell’Unione metodista femminile per la Conferenza annuale della Nigeria del Sud, ha esternato il suo dolore «non avevo mai visto qualcosa di simile in tutta la mia vita: 73 persone sepolte in una fossa comune; le lacrime negli occhi delle persone mentre guardavano i loro cari per l’ultima volta. Chiedo a Dio, nella sua misericordia, di ristabilire la pace nel nostro paese».

Il rapporto del sovrintendente distrettuale ha stabilito che tra le persone uccise sino ad oggi 48 erano membri dell’Unione metodista unita e che 3.700 metodisti uniti sono sfollati e hanno bisogno di aiuto urgente.

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