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«Cambiare le politiche di accoglienza»

Il Tribunale Permanente dei Popoli, dopo Palermo, ha dedicato una sessione a Parigi al tema della gestione dei flussi migratori. Netta la condanna delle scelte attuate da Unione Europea e Paesi membri

Dopo Barcellona e Palermo, ora Parigi.

Si è conclusa ieri, 7 gennaio al “Centre International de culture populaire” della capitale francese, la nuova sessione del Tribunale Permanente dei Popoli (Tpp), intitolata come le precedenti «Le violazioni dei diritti delle persone migranti e rifugiate e la loro impunità».

Si è trattato del terzo appuntamento dedicato all’analisi delle politiche messe in atto dall’Unione Europea in tema di gestione delle questioni migratorie. Il Tpp è uno dei più influenti tribunali d’opinione al mondo, fondato nel 1979 da Lelio Basso per dare voce e visibilità ai popoli vittime di violazioni dei diritti fondamentali sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti dei popoli di Algeri del 1976.

La sessione di Palermo si è svolta dal 18 al 20 dicembre, ospitata negli spazi del centro diaconale valdese “La Noce”, ha visto l’adesione di oltre 100 associazioni e enti italiani e altrettanti internazionali e si è conclusa con una sentenza di condanna nei confronti del nostro Paese e dell’Europa. La giuria, presieduta dal magistrato Franco Ippolito, già Segretario generale della Corte di Cassazione, ha ascoltato arringhe di accusa e difesa dedicate ai flussi di migranti che attraversano il Mediterraneo, il confine meridionale d’Europa, e nel dispositivo finale ha evidenziato come «le politiche dell'Ue costituiscono una negazione dei diritti fondamentali delle persone e del popolo migrante, mortificandone la dignità». Particolarmente oggetto di critiche la gestione della “questione libica”: da una parte l’avanzamento degli interventi della Guardia costiera del Paese africano in acque internazionali e dall’altra i centri di detenzione, luoghi di «deportazioni, torture, stupri, persecuzioni».

Infine le raccomandazioni urgenti: la richiesta di «una moratoria dell'attuazione degli accordi che come quello Ue-Turchia e il Processo di Karthoum sono caratterizzati da assenza di controllo pubblico e dalla corresponsabilità nelle violazioni dei diritti umani dei migranti» e un invito ai parlamenti italiano e europeo a «convocare commissioni di inchiesta sulle politiche migratorie».

La sessione parigina appena conclusa, promossa fra le altre da associazioni quali Attack, Emmaus e La Cimade, è stata invece dedicata alle politiche e alle frontiere interne del nostro continente. Si sono susseguite varie testimonianze che hanno raccontato le violazioni delle leggi e dei diritti nei confini che separano gli Stati europei, fra abusi, respingimenti coatti, non tutela delle categorie fragili quali donne e minori.

Anche in questo caso la sentenza della giuria presieduta questa volta da Philippe Texier, consigliere della Corte di Cassazione francese, per 20 anni al servizio delle Nazioni Unite in varie commissioni di inchiesta sulle violazioni dei diritti umani, è stata di condanna per il Paese ospitante, la Francia e per l’UE. La corte ha raccomandato «la revisione immediata di tutti gli accordi in atto fra unione Europea e paesi terzi al fine di esternalizzare i confini» e la firma della «Convenzione del 1990 sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti, non ratificata al momento da nessuna nazione facente parte dell’Unione Europea». «Ciò che manca – si legge ancora nel testo – è una giurisdizione con forza coercitiva. Una corte costituzionale internazionale ad esempio, potrebbe rappresentare un ostacolo per la messa in atto di certe scelte legislative. Ad oggi le istanze esistenti hanno solo un potere di condanna morale, proprio come questo Tribunale sta facendo».

 

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